Ogni tanto mi
diverto a fare conti….Ché, data la mia professione, dovrebbe essere anche una
cosa normale.
Così mi è venuto in
mente di rispondere ad un quesito che mi pongo da anni: “ma quanto vale la pena
di comperare una barca nuova?”, quesito che può essere posto anche in forma
contraria: “ma quanto vale la pena di comperare una barca usata?”
Parrà strano, ma l'
argomento mi è venuto in mente andando in bicicletta.
Amo molto andare in
bici, soprattutto in collina e in montagna; vuoi perché mi piace fare un po'
fatica, vuoi perché mi piace sentire l' aria sul corpo, vuoi perché la bici mi
fa entusiasmare per il mutare continuo del panorama, ma non lo fa troppo in
fretta così che posso agevolmente goderne, vuoi perché.. dopo le salite per
tornare a casa ci sono anche le discese.
Insomma per
dedicarmi a queste belle cose cerco di tenermi in salute e anni fa ho pensato
bene di acquistare via internet una bici da corsa in alluminio di basso
livello, del costo di 495 Euro e del peso di quasi 10 Kg.
Con questo mezzo ho
sudato e goduto di innumerevoli emozioni: infinite pedalate tra le colline
venete e friulane, svariate incursioni su passi dolomitici tipo Pordoi, Giau,
Sella, Gardena, Duran, Campolongo, Fedaia, Staulanza, Tre Croci, Val Parola,
Monte Croce Comelico, mitici assalti riusciti al passo dello Stelvio (vedi foto), alle Tre
Cime di Lavaredo, allo Zoncolan...
Ho fatto anche la
follia di partire dalla mia città (Treviso) e dopo 170 Km arrivare in Pusteria
(Dobbiaco) percorrendo la mitica Strada Statale n° 51 di Alemagna.
Insomma finora ne
sono sempre tornato a casa, e anche bene, sulla mia umile bici di alluminio.
Racconto queste
cose perché durante le pedalate mi è già capitato in più occasioni di essere
ironicamente preso di mira da colleghi ciclisti (del tutto sconosciuti) sulle
doti e/o sulla attualità della mia bici.
In più di una
occasione addirittura mi avrebbero proposto di cambiarla per aggiornarla con
una più moderna in fibre di carbonio, ovviamente del peso inferiore di 3 Kg e
del costo superiore di 5 mila Euro.
Il bello (o brutto)
della faccenda è che quei ciclisti non è che arrivassero prima di me, anzi!
Al che mi sono
chiesto: “ma perché mi hanno preso in giro?” ...”chi è nel giusto, loro o
io?”...
Ovviamente passare
dalla bici alla barca mi è venuto spontaneo.
Così ora mi chiedo:
“Cosa è più giusto: comperare una barca nuova o usata?”, dove per “giusto” deve
intendersi la ricerca di un qualche criterio il più oggettivo possibile, senza
lasciar spazio a sentimentalismi, preferenze, possibilità economiche.
Allora ho pensato
di affrontare l' argomento in questo modo: se oggi comprassi un 37 piedi nuovo
e nello stesso tempo anche uno usato di 10 anni e li tenessi entrambi per 5
anni andandoci a spasso e poi li rivendessi, quale sarebbe stato il risultato
migliore?
NUOVO
Costo 120.000 x
1.22 =
-145.000
Euro
Vari/alaggi e
carena annuale 700 x 5 = -3.500
Cambio olio e
filtri
-250
Cambio girante
-150
Revisioni n° 2
zattera e dotaz. 750 x 2 = -1.500
Posto barca
3.000 x 5 = -15.000
Ricavo finale con
svalutaz. -5% annuo 90.000
Euro
PERDITA 75.400 Euro = 15.080 Euro/anno
USATO
Costo
-63.000 Euro
Vari/alaggi e
carena annuale 700 x 5 = -3.500
Sostituz. boccola
asse
-350
Cambi n° 2 olio,
filtri e cinghie -600
Cambio girante
-150
Cambio banda U.V.
Genoa
-400
Sostituz.
Drizze
-350
Sostituz.
Batterie
-300
Revisioni n° 2
zattera e dotaz. 750 x 2 = -1.500
Rinnovo certif.
Sic.
-400
Posto barca
3.000 x 5 = -15.000
Ricavo finale con
svalutaz. -5% annuo
47.000 Euro
PERDITA 38.550 Euro = 7.710 Euro/anno
Negli schemi
precedenti il costo del posto barca è indicativo e, anche se con incidenza
diversa sul totale, l’ ho conteggiato uguale per entrambi i casi.
Risulta evidente
che optando per l' usato andrei incontro a una perdita annuale di 7.700 Euro
contro una perdita annuale di 15.000 Euro optando per il nuovo…
Insomma con l’
usato spenderei circa la metà ogni anno. Al di là della scelta del modello (nei
conteggi ho optato per un Jeanneau) è da rilevare che non corrisponde al vero
che acquistando il nuovo si sia esentati da spese e acquistando l' usato ci si
trovi invece ad aver a che fare con un colabrodo.
Con le barche ci si
trova comunque a dover spendere continuamente per la loro manutenzione e il
solo costo del posto barca incide comunque pesantemente.
Al che mi chiedo:
“perché qualcuno continua a comperare barche nuove?”
Credo che la
risposta sia la stessa anche se la domanda venisse posta nel seguente modo:
“perché qualcuno compra una bici da corsa da 6 mila Euro invece che una da
500?”
Verificato che i
passi dolomitici possono essere raggiunti e superati anche con una bici di
alluminio da 500 Euro, perché averla in fibra di carbonio da 6 mila? Certo
trascinare in salita 10 Kg al posto di 7 fa differenza, anche se (il Principio
di conservazione dell' Energia meccanica insegna) quei 3 Kg di ostacolo poi te
li ritrovi in discesa come guadagno...
Evidentemente tutto
si traduce nel fatto che in cima al passo ci arriverai qualche minuto dopo.
Ma per una barca?
Le barche nuove
sviluppano velocità superiori?
Le barche nuove
sono più confortevoli?
Le barche nuove
sono più affidabili?
Beh, a ciascuno di
queste domande ho già abbondantemente risposto negativamente in gran parte
degli articoli che ho scritto in questi anni.
Il mare non è l'
autodromo di Monza, dove la pista è sempre la stessa, i rettilinei anche, e le
curve pure e dove si possono confrontare sui millesimi di secondo le
prestazioni raggiunte col “progresso”; il mare cambia continuamente le carte in
tavola; le navigazioni sono sempre le une diverse dalle altre anche se fatte
sulla stessa rotta; così il mare alla fine premia non la barca più moderna ma
quella progettata, costruita e manutentata meglio.
Vi prego, rileggete
la frase precedente...
Progettata,
costruita e manutentata meglio.
Vi pare che questa
frase possa lasciare qualche ragionevole dubbio sull' attualità di un barca di
oggi rispetto a una di ieri?
NELLA FRASE È
RACCHIUSA UNA SINERGIA TRA PERSONE che magari non si conoscono neppure: il
progettista, il carpentiere, l' armatore; eppure solo se tutte hanno lavorato e
lavorano bene il loro prodotto (leggi barca) arriverà ad affrontare le onde
venendo rispettato dal mare.
Certo se nessuno
comprasse barche nuove la cantieristica chiuderebbe e così pure sarebbero
costrette a fare le fabbriche di biciclette.
Quindi ben vengano
quelli che comprano nuovo.
Sono i salvatori
dell' economia.
Anche quelli che
comprano usato, con l' indotto dei ricambi e la manodopera relativa, ma in
misura decisamente inferiore.
Quindi chi compra
nuovo ha un merito speciale: sostiene il PIL. Mantiene il grafico orientato
verso l' alto. Fa contenti manager, sindacati e politici. E' un benefattore
sociale.
E' tuttavia uno dei
tanti casi di moderata sprovvedutezza: alla fine di ogni anno, pagando di più
rispetto a chi compra usato, egli “fa un danno a se stesso, ma produce un
beneficio per gli altri”. Forse potrei azzardare che chi compra usato è uno dei
tanti casi di moderata intelligenza: egli infatti “fa un beneficio a se stesso
producendolo anche per gli altri seppur in misura inferiore allo sprovveduto”.
Ma anche chi ruba
una barca (o una bici) è degno di menzione: è un delinquente perché egli “fa un
beneficio a se stesso, ma produce un danno agli altri”.
L' attento lettore
avrà già previsto che esiste anche un ultimo tragico caso...
E' il caso più
drammatico di tutti e purtroppo è tutt' altro che raro.
E' il caso di chi
“fa un danno a se stesso riuscendo a produrre un danno anche agli altri”.(*) Si
tratta inesorabilmente dello stupido.
Nel nostro caso lo
si potrebbe descrivere come colui che quando vende la barca ne tiene nascosti i
difetti, facendo così incazzare chi la compra e facendo lavorare periti, avvocati
e giudici senza produrre nulla di positivo, anzi producendo solo un danno
economico e morale sia per sé che per l’ altro.
Oppure come colui
che al gavitello o (peggio) all’ ancora con la previsione di un temporale dorme
beatamente mentre la sua barca, rotto l’ ormeggio o spedata l’ ancora, se ne va
addosso alle altre causando appunto un danno a sé e agli altri.
Oppure come colui
che alle prime avvisaglie di mal di mare da parte di qualche membro dell’
equipaggio si ostina inesorabile a proseguire la navigazione volendo dimostrare
come “in mare bisogna essere duri” e ottenendone invece le maledizioni da parte
del sofferente e la rovina del piacere dell’ uscita in barca per sé e per tutti
gli altri. Insomma di casi ce n’è, eccome!
Sprovveduti,
intelligenti, delinquenti e stupidi siamo tutti noi durante tutti i momenti
della nostra vita..
Riusciamo a farlo
anche quando costituiamo una collettività estesa, come potrebbe essere uno Stato.
Anche gli stati, o
meglio le politiche di uno stato, riescono ad essere sprovvedute, intelligenti,
delinquenti o stupide.
A mio modo di
vedere percentualmente ricadono raramente in politiche intelligenti o
sprovvedute…perlopiù si collocano nelle categorie di politiche delinquenziali o
stupide.
Anche qui esempi ce
ne sono in abbondanza; la storia (sia passata che recente) insegna.
(*) La casistica da me riportata non è frutto del mio sacco: è descritta per benino e con sottilissima ironia nel libro “Allegro ma non troppo” di Carlo M. Cipolla, edizioni Il Mulino. Lo consiglio.