LE VELE
ovvero
IL MOTORE
DELLE BARCHE A VELA
Se pensate che la vostra barca abbia bisogno di una vela nuova questo è il periodo dell’ anno giusto per ordinarla....Se poi non avete le idee chiare né su quanto grandi fare le vostre vele, né su quale materiale scegliere (né soprattutto conoscete tutto il lavoro che ci sta dietro che è la parte forse più interessante) vi invito a seguire l’ articolo di questo mese e del prossimo in cui, dopo aver seguito passo passo la progettazione e la costruzione di un gioco di vele, vi descriverò cosa ho visto.
L’ autunno
dell’ anno scorso sono stato alla Veleria Adriatico di Pertegada di Latisana
UD, dove già diversi anni fa avevo ordinato randa e genoa per la barca che
avevo allora: ricordo che ero stato contento sia delle vele che del loro prezzo
e così ci sono tornato per fare la stessa cosa per la barca che ho adesso, solo
con diverse finalità.
In quel tempo,
vuoi per la “nervosità” della barca (il Polaris 33) vuoi per la voglia di
partecipare a regatine (in quell’ epoca ero ancora così giovane da pensare a
correre ma non lo ero più così tanto da farlo con le derive), avevo ordinato un
paio di vele da regata.
Oggi,
soprattutto per la mia maturità (per non chiamarla vecchiaia) e per l’ uso
principale che faccio della mia barca,
ho ordinato un paio di vele da crociera.
Così in
questa occasione ho chiesto al titolare della veleria Jens Glinkowski
tutto
quello che è possibile sapere sui prodotti presenti oggi sul
mercato e gli ho anche
chiesto di poter “seguire” la costruzione delle mie nuove
vele; richieste esaudite ed è per questo che sto qui a scrivervi.
Tanto per
cominciare va detto che io non sono un “consumatore di vele”, cioè non sono uno
che cambia vele ogni due o tre stagioni: la randa e il genoa usati di Siddharta avevano
l’ età della barca (26 anni) e su entrambe avevo già dovuto mettere le mani per
riprendere cuciture e adattare le balumine ormai troppo stanche; le balumine
sono senza dubbio le parti delle vele che si deteriorano in maggior misura, non
tanto per lo sfregamento sulle manovre fisse quanto per il fatto che sono
soggette a tensioni enormi e pertanto – una volta stirate – falsano completamente
la forma della vela; combinando queste sollecitazioni con quelle sui punti di mura e di drizza, la vela diventa
più concava.
Queste
ultime frasi meritano un piccolo approfondimento.
Qualsiasi
materiale sottoposto a trazione si allunga; però a seconda delle sue
caratteristiche meccaniche si può allungare di tanto o di poco e, soprattutto, può
ritornare alle dimensioni iniziali quando la forza cessa oppure può restare
allungato.
Il primo
caso riguarda tutti i materiali ma in particolare quelli che lavorano in campo
elastico (duttili), il secondo quelli che sono stati soggetti a sforzi troppo
elevati e si sono stirati fino ad arrivare al campo plastico (esempio un genoa
leggero da 10 nodi di vento lasciato cazzato con 15-18 nodi).
E’ per
questo motivo che, per cercare di contenere le deformazioni, ormai da un po’ di
anni le vele non sono più fatte da un tessuto formato da trama e ordito ma da
pellicole a più strati che contengono fili ad elevata rigidità assiale (cioè a
bassa deformazione a trazione) ed è per questo motivo che in tale sandwich di
pellicole, non essendo uniformi le prestazioni tra le due direzioni tra loro
perpendicolari, si preferisce tagliare i ferzi della vela tri-radialmente cioè
disponendoli nel senso delle trazioni principali.
E’ ovvio
che una vela stirata, cioè il cui tessuto si è deformato e non è più tornato
alle dimensioni iniziali, ha una concavità molto maggiore di quando era nata,
ed è altrettanto ovvio che in tali condizioni non ha più le prestazioni che
aveva in origine, soprattutto di bolina stretta.
L’ avviso
principale di questo aumento della concavità (per coloro che non sanno
valutarlo semplicemente osservando le strisce di forma della vela) è dato dal
fatto che di bolina stretta occorre cazzare molto di più la scotta senza
comunque riuscire a risalire il vento con lo stesso angolo di prima.
E’ la
stessa cosa che succederebbe se ad un aereo cambiassimo le ali, sostituendole
con una sezione dal profilo molto più “panciuto”: volerebbe lo stesso, ma
dovrebbe ridurre la velocità e cambiare l’ angolo di assetto di volo altrimenti
creerebbe troppi vortici e consumerebbe troppo carburante..(spero che tra i
lettori non ci sia nessun ingegnere aeronautico a commentare questo penoso
esempio).
In questa foto le frecce gialle indicano dove dovrebbe essere localizzata la maggiore concavità della vela,
le frecce rosse invece indicano dove in effetti essa ora si è spostata...Queste vele non stringono il vento.
Stabilito quindi che le vele della mia barca erano proprio molto vecchie e usate e precisato che principalmente le uso per andarci a spasso con la famiglia o con gli amici, veniamo ora alla scelta del materiale con cui realizzarle, mentre il prossimo mese seguiremo il loro dimensionamento e la loro costruzione vera e propria.
Per regate di livello molto alto oggi esistono ulteriori varietà di materiali dove
la logica è sempre la stessa (pellicole accoppiate a fili a scarso
allungamento) ma la cui confezione è completamente diversa: i sandwich di
pellicole non contengono più sempre la stessa percentuale di fili e le vele non
sono più tagliate a ferzi tri-radiali e poi fissati tra loro; vengono
invece formate tutte di un pezzo su uno stampo sul quale vengono poggiate le pellicole
e distribuiti i fili a seconda degli sforzi che dovranno sostenere…è la
cosiddetta tecnologia “frame”, cioè a telaio, messa a punto nelle ultime
campagne di Coppa America dove i “fili” sono fatti di fibre aramidiche quali
kevlar, technora, twaron, vectra, pbo zylon.
La cosa
però non mi interessa perché con la mia barca (e credo anche con le vostre) non
parteciperò mai né alla Coppa America, né ai campionati del Mondo.
Torniamo
quindi alla crociera e alla regate di medio livello.
Di seguito
troverete un elenco di materiali con cui fare le vele.
Escluso il
primo e l’ ultimo (Dacron e Nylon) tutti gli altri sono delle miscele di
pellicole contenenti fili più o meno resistenti e più o meno deformabili a
trazione.
Di ognuno
troverete una immagine, un breve commento e un prezzo indicativo.
Sul prezzo
è bene precisare che c’è molta oscillazione se si tratta di un genoa o una
randa (che ha molti accessori in più da sagomare e cucire), o tra una randa
tradizionale e una randa steccata (carrelli, stecche e rinforzi costano), o tra
un tessuto leggero e uno pesante (oltre al tessuto c’è un bel po’ di manodopera
in più se gli spessori sono più elevati).
Il prezzo dipende
poi anche dalla stagione nella quale viene fatto l’ ordine al velaio…E’ ovvio
che è meno conveniente ordinare in primavera piuttosto che in autunno.
IL VECCHIO
DACRON
E’ una
fibra sintetica costituita da trama e ordito, più deformabile di tutte le altre
(nylon escluso), meno costosa delle altre e adatta solo alla crociera per chi
vuole risparmiare.
Si usa con
tagli delle vele tradizionali (non tri-radiali).
Una vela
costa intorno ai 50 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra.
IL DACRON -
MYLAR - DACRON
E’ un
sandwich, come dice il nome stesso, rinforzato all’ interno con fili al
poliestere a orditura romboidale.
E’ adatto
alla crociera per barche di medie dimensioni e a vele di taglio tri-radiale.
Non va bene
se si lascia il genoa arrotolato tutto l’ anno, perché tra le pellicole si può
insinuare l’ umidità generando alghe e funghi che non si “smacchiano” più.
Una vela
costa intorno ai 70-75 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra.
IL
POLIESTERE
Per evitare
il problema dell’ umidità all’ interno del sandwich, esiste questo prodotto ad
unico strato composto tutto da poliestere.
E’ adatto
alla crociera per barche di medie dimensioni e alla regata limitatamente a quei
monotipi di piccole dimensioni che vietano l’ uso di kevlar e altre fibre
aramidiche.
E’ molto
rigido, quindi mantiene bene la forma ma si piega con difficoltà e quindi è
scomodo per l’ insaccamento della vela.
Una vela
costa intorno ai 70-75 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra.
IL TAFFETA -
LAMINATO
E’ adatto
alla crociera e alla regata per barche di medi e grandi dimensioni, con vele a
taglio triradiale.
Si
riconosce per la lucidità della superficie e per la trasparenza che permette di
vedere l’ orditura dei fili interni.
Una vela
costa intorno ai 100-120 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra.
IL
POLIESTERE - DYNEMA - SPECTRA
Molto
rigido e capace di sopportare grandi tensioni è adatto alla crociera per barche
di grandi dimensioni.
Una vela
costa intorno ai 150 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra.
IL MYLAR -
KEVLAR -TECHNORA
E’ la vela
per le regate per chi vuole stare appena al di sotto del “top”.
Le
pellicole di mylar trattengono i fili di kevlar e technora: è adatta solo al
taglio tri-radiale.
Non è
facilmente piegabile per l’ insaccamento, in quanto l’ orditura dei fili è
piuttosto rigida.
A parità di
prestazioni dà modo di fare vele molto leggere, anche se il top è rappresentato
dal tessuto detto “frame”, come più sopra descritto.
Per dovere
di informazione il technora non è la fibra di carbonio ma una ulteriore fibra
aramidica, come lo stesso kevlar, con caratteristiche migliori per la
resistenza ai raggi UV .
Una vela
costa intorno ai 100-120 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra.
IL NYLON
E’ usato
per spinnaker e gennaker per la sua grande leggerezza (e deformabilità).
Una vela
costa intorno ai 30-35 euro al mq.
Venendo al
sodo, si comprende bene che se per esempio ci troviamo a che fare con un
Nel primo
caso si andrà a spendere circa 3000 euro, nel secondo 4500 euro.
Non ha
senso spendere di più (pensando al kevlar o al technora) perché materiali molto
poco deformabili a trazione devono lavorare con manovre fisse (albero e
sartiame) molto poco deformabili rispettivamente a flessione e trazione.
Insomma se
il
Né ha senso
spendere di più adottando il Taffeta - Laminato o il Poliestere - Dynema – Spectra,
perché gli sforzi in gioco su un
La prossima volta andremo dentro