TRASCINARE O NON TRASCINARE ACQUA ?
Disquisizioni semi-tecniche sulle forme delle poppe delle barche
Avevo deciso di smettere di scrivere in
questo sito, come mi ero proposto già altre volte, ma poi mi è venuto in mente
una puntualizzazione leggendo quanto descritto nel seguente link che vi invito
a leggere:
https://www.giornaledellavela.com/2015/10/21/claudio-maletto-vi-spiego-io-cosa-ce-sotto-le-barche-di-oggi/
Il link mi è stato segnalato dal lettore
Fabio Chiesa, che ringrazio.
In effetti è vero: mai come in questi
ultimi anni le linee degli specchi di poppa delle barche a vela sono stati
modificati ma, come avviene quasi sempre, le modifiche prendono spunto dal
mondo delle competizioni.
Questo fatto accade da sempre e corrisponde
al seguente principio fisico: come fare a correre di più consumando il meno
energia possibile?
La risposta è: mettendo a confronto
soluzioni che in qualcosa si diversificano leggermente tra loro…
Questo modo di procedere è valido però solo
se tutte le altre variabili restano le stesse.
Per esempio se voglio paragonare le
prestazioni di bolina di due scafi con le poppe diverse, tutto il resto deve
essere mantenuto uguale (vento, onde, vele, albero, dislocamento… compreso possibilmente anche il
timoniere).
E’ un procedimento difficile, ma non
impossibile.
Alla fine il risultato sarà una barca con
le linee di poppa più performanti per quella situazione di mare e di vento e in
quella situazione di vele, albero, dislocamento, ecc…
Ma se la situazione cambia il discorso non
vale più.
E’ per questo che le novità provate nel
mondo delle competizioni non potranno mai avere delle ripercussioni marcate e
immediate nei mezzi che usiamo tutti i giorni.
Nelle barche ciò è ancora più palese che
nelle auto o nei frigoriferi, perché il mare e il vento sanno sempre creare
delle situazioni ibride e variabilissime.
Orbene, veniamo alle linee dello specchio
di poppa di cui all’ articolo.
C’ è stato un periodo felice nella
produzione nautica italiana, soprattutto per merito dei progettisti scelti dai
cantieri Comar e Del Pardo, in cui le barche a vela avevano il “culo alto”.
Scusate l’ espressione poco forbita (e assai poco nautica), ma
intendo dire che l’ estremità inferiore dello specchio di poppa non toccava l’
acqua a barca ferma all’ ormeggio e ne restava sollevata di una o più decina di
centimetri, secondo la lunghezza della barca.
Sto parlando naturalmente di barche a vela
da crociera.
Ciò permetteva allo scafo di sviluppare la
sua velocità limite in regime di dislocamento prima che lo specchio di poppa si
“impiantasse nell’ acqua”.
Questa è una barca col "culo alto": da notare la scia "pulita"
Questo fatto succede anche oggi con i
profili illustrati nell’ articolo del link con la differenza che, considerati i
dislocamenti di oggi assai più leggeri di quelli di ieri, lo scafo si trova anche a poter entrare in planata
come se si trattasse di una deriva (non certo di bolina però).
Così veniamo allora al punto dolente: il
dislocamento.
Ovvero quanto pesa lo scafo con tutto
quello che ci sta sopra (e dentro) e quanto questo influenza le linee d’ acqua?
Beh, su una barca da regata il dislocamento
è più o meno quello calcolato dal progettista, ma su una da crociera?
Questa non è una domanda stupida o ovvia.
Mi è capitato di periziare in questi ultimi
anni barche a vela da crociera con gli specchi di poppa dalle linee molto
aperte (diciamo all’ avanguardia); ma in una barca da crociera avere linee
aperte a poppa significa avere grandi gavoni a poppa e tante cabine larghe a
poppa.
Insomma una gran capacità di carico a
poppa che in crociera, ovviamente, viene sistematicamente sfruttata.
Che implica però l’ “abbassarsi del culo”.
Che implica l’ impiantarsi dello specchio
nell’ acqua addirittura già all’ ormeggio, a barca ferma.
Questa è una barca col "culo basso": da notare la fascia di alghe
al galleggiamento fin sul bordo inferiore dello specchio di poppa
Che implica una serie di vortici di
trascinamento di acqua già a qualche nodo di velocità, oltre che il formarsi di
una vistosa onda di poppa già a pochi nodi.
Che implica andare molto più piano…altro
che prestazioni !
Negli schizzi che seguono, tratti dall' atricolo di Maletto di cui sopra, la linea verde rappresenta la coperta, quella
arancio rappresenta il galleggiameno in quiete (all' ormeggio).
Questo è il disegno nell' articolo di Claudio Maletto
Questo è il disegno in condizioni reali in crociera
Qualcosa al riguardo ho scritto negli
articoli di ottobre 2006, novembre 2006, dicembre 2006 (era il primo anno di
questo sito) e maggio 2015.
Ma quel che ho scritto è nulla rispetto
alla visione disarmante che offre la scia di uno scafo da crociera col “culo
basso”.
Occorre infatti tenere presente che le condizioni
nelle quali naviga (a vela) la maggior parte delle barche da crociera sono
quelle con poca onda (mare da 1 a 3) e brezza media (da forza 2 a forza 4).
Diciamolo francamente, con condizioni più fiacche il crocierista naviga a
motore, con condizioni più strong se ne sta in porto.
Insomma si cerca di navigare a vela in un
range-meteo che consenta alla barca di raggiungere quasi la sua velocità limite
in regime di dislocamento, (vedi tabellina a metà dell’ articolo di ottobre
2006).
Ma in simili condizioni e a parità di
lunghezza la barca col “culo alto” è innegabilmente più veloce di una col “culo
basso” e lo è in tutte le andature.
E qui non c’ entrano i progettisti (sì un
po’), i depliants (sì un po’), i saloni nautici (sì un po’), c’ entra ancora
una volta la fisica.
Mi stanno bene allora le ricerche sul
disegno dei profili, ma non gli equivoci prodotti dalla pubblicità tra “chi
deve correre” e chi “vuole stare comodo”.
Chi deve correre perché deve vincere naviga
con la barca completamente vuota... anzi l' equipaggio è vivamamnte pregato di fare pipì prima dela partenza.
Chi vuole stare il più possibile comodo naviga con la barca
stracarica....anzi le signore riempiranno la barca di un sacco di vestiti e scarpe che non indosseranno mai.
Non è una questione di linee o materiali.
E’ una questione di persone!
Per andare in crociera non è assolutamente
importante avere la barca con lo specchio di poppa disegnato secondo gli ultimi
aggiornamenti del mondo delle regate.
Anche una poppa stretta va bene, purché
stia alta sull’ acqua.
Voi non conoscete Fiorenzo Donadello, ma io
sì.
Fiorenzo non è un plurititolato progettista
designer le cui barche hanno vinto una strage di regate e campionati intorno al
mondo.
Fiorenzo è semplicemente un socio, come me, della
cooperativa Mariclea che gestisce una darsena in concessione demaniale in Alto
Adriatico.
Fiorenzo da molti anni è armatore di un Classis
Boxer 24, monoscafo di m 7.22 progettato nel 1972 da Epaminonda Ceccarelli
dotato di motore furi bordo.
Questa barca ha la poppa con uno specchio
molto stretto rispetto alle barche di oggi e risulta con la sua lunghezza e le
sue linee poco commerciabile.
Eppure Fiorenzo insieme ad un suo amico la
scorsa estate è partito da Eraclea Mare, presso Caorle, è arrivato a Cefalonia
ed è tornato indietro.
Durante tutta la navigazione non ha mai
avuto noie.
Ora, se non ho fatto male i conti, quella
barca ha 47 anni e da Eraclea Mare a Cefalonia ci sono più di 500 M, e 500 +
500 fa 1000 M.
Fiorenzo e il suo amico si sono goduti le
onde, il vento, gli ormeggi, i tramonti ecc. ecc. come se avessero navigato su
una barca assai più moderna e con la poppa assai più larga.
Lo specchio di poppa del Classis boxer 24
E allora?
Cosa resta da commentare?
Forse che per “andare a spasso” le
esasperazioni del mondo delle competizioni contano ben poco.
Forse che per la crociera ciò che serve è
solo ed essenzialmente il tempo.
Se si ha tempo tutto acquista la dimensione
del piacere.
Se non si ha tempo possiamo avere a bordo
tutte le diavolerie che si vuole per correre più forte possibile, ché tanto il
piacere diventerà stress.
Perché il meteo mica va a guardare che
cavolo di poppa ha la tua barca…
Mica il meteo va a vedere quale progettista ha disegnato il
tuo scafo…
Il meteo fa quello che vuole lui!
E la pioggia o la burrasca ti rovinano i
pochi giorni di ferie che hai, anche se hai una barca dalla poppona enorme.
Anche se la poppa fosse più larga della
lunghezza della barca.
A proposito di proporzioni, si potrebbe
affermare che la larghezza della poppa possa essere inversamente proporzionale
all’ età dell’ armatore, nel senso che chi è più giovane e ancora lavora ha fretta
(anche nel passare le ferie in barca), mentre chi è più anziano ed è in pensione
può viaggiare con più calma.
Io però sono sicuro che il tema non sia la
larghezza della poppa della barca, ma il riuscire ad arrivare in salute alla
pensione o meno.
Ho conosciuto molti personaggi che passano
quattordici giorni di ferie in barca tartassati dai messaggi e dai telefonini
e che continuano a rincorrere il fatturato!
Le poppe delle loro barche recenti sono
larghe, ma non riescono ad attutire il loro stress.
Mentre il Classis Boxer 24 di Fiorenzo per
me è un esempio lampante di cosa significhi “navigare per diporto”.