Vi
prego, o gentili e assidui lettori, non collegate immediatamente l’ immagine
del vessillo della Repubblica Serenissima
con la politica attuale; sono
due cose completamente diverse.
Sarebbe come voler collegare la battaglia di Alamo col
presidente Trump; si
tratta di ambiti storici diversi e origini culturali completamente diverse.
L’
impadronirsi di una immagine storica di una vera e propria
civiltà per farne il simbolo di un partito
politico o di un movimento popolare è per me
di fatto addirittura intollerabile (e ritengo dovrebbe essere anche
perseguito);
infatti un qualsiasi Trump può scegliere liberamente una
sua bandiera, ma deve rispettare e lasciar stare in pace nel
ricordo del loro sacrificio le vittime di Alamo.
Ma non
è questo comunque il tema odierno: oggi non ho alcuna intenzione di parlare né di bandiere né di partiti.
L’
immagine del vessillo in questa pagina sta semplicemente a significare che
questo articolo parlerà nel bene e nel male di Venezia, tutto qui.
Forse ne
parlerà un po’ più male che bene ma, considerate le mie origini prettamente
veneziane (o meglio pellestrinotte), si tratterà in fondo solo di un po’ di autocritica.
Lo
scorso mese di marzo, esattamente un anno fa, con un articolo intitolato “Perfezionamenti” mi ero
permesso di dare delle risposte all’ imbarazzo posto da Alberto Locatelli e da
tanti altri sul sentirsi “pronti” ad assumere il comando di una unità da
diporto dopo aver conseguito la patente nautica.
Come
già ho annunciato in luglio, durante lo scorso agosto ho messo in pratica la
proposta e, in collaborazione col Circolo Velico Mariclea, ho organizzato tre
fine settimana dedicati al “post-patente nautica”.
Non
è tuttavia da credere che sia stata una serie di esperienze idilliache e riposanti, tutt’ altro!
Ho
infatti cercato di impegnare i partecipanti il più possibile nell’
organizzazione della piccola crociera, sia discutendo sulle condizioni meteo
che sull’ entità e sulla qualità dell’ equipaggio; ho cercato inoltre di
impegnarli personalmente nel proporre e scegliere che cosa e quanto imbarcare
in termini di vettovaglie, nell’ effettuare manovre per ormeggiare e partire a
motore, nel navigare rigorosamente a vela (con le condizioni che il buon Dio avrebbe
mandato), nel navigare a motore sul bacino di San Marco a Venezia, nel manovrare
per prendere il gavitello o recuperare un uomo a mare sia a motore che a vela.
Cinque
sono stati gli ospiti per il primo week end (famigliari e amici tra loro), due
per il secondo (sconosciuti tra loro), tre per il terzo (amici tra loro);
quest’ ultimo appuntamento però è stato rinviato per le cattive condizioni del
tempo.
Si
può dire quindi che l’ esperienza globale del corso sia stata piuttosto limitata,
tuttavia le richieste per il 2019 e l’ entusiasmo dimostrato sono stati notevoli.
In
particolare ai partecipanti hanno fatto molto piacere diverse cose che vado ad
elencare di seguito.
Innanzitutto
è piaciuta la formula di coniugare l’ esperienza di navigare per 20+20 miglia
in un week end avendo come meta Venezia: con tutte le riserve e le critiche
immaginabili, avere come meta quella città diventa una esperienza che può
essere veramente unica.
E’
stato molto apprezzato inoltre il fatto di lasciare il timone e il comando a
turno a tutti, senza coinvolgimenti o protagonismi del sottoscritto (se non nel
proporre ragionamenti e consigli).
Molto
gradito poi è stato l’ effettuare molte manovre, sia a vela che a motore, espressamente
richieste dagli interessati, cosa mai realizzata nei tradizionali corsi di
patente nautica.
Il
fatto poi di navigare in mezzo all’ enorme quantità di
traffico che c’è sul
bacino di san Marco a Venezia è una esperienza che
può anche incutere
timore ma che, una volta effettuata, contribuisce senza dubbio a far
sentire più
sicuri i neo patentati...E' un po' come partecipare ad un rally
automobilistico per uno che abbia appena conseguito la patente B per
l’ auto, oppure come affrontare la rampa di un cavalcavia dopo
aver scalato lo Stevio per un ciclista.
Personalmente, durante queste esperienze,
mi sono reso conto che è accaduto ciò che avevo sperato si verificasse in
partenza: che cioè ciascuno prendesse consapevolezza che il navigare per
diporto non è una passeggiata....Prender
parte ad una crociera su una imbarcazione da diporto può essere un modo di fare
vacanza che appassiona pienamente ma che può anche trasformarsi in un
passatempo che è meglio dimenticare.
La
frase molto concisa che ho appena scritto significa un mucchio di cose.
Da
quanto mi è stato riferito da coloro che hanno partecipato, non solo i corsi
per il conseguimento delle patente nautica portano ad una esperienza di
navigazione limitatissima, ma anche non offrono alcun elemento per far capire
che uno skipper (e/o la sua famiglia) siano adatti a intraprendere tale tipo di
vacanza.
Ciò
non solo per le capacità più o meno evidenti del neo-patentato, ma anche per la
“predisposizione alla nautica” del resto della famiglia.
Passare
le ferie in barca può essere incantevole, ma è anche faticoso e queste
caratteristiche (anche in un solo week end a Venezia) sono emerse ogni volta.
Persino
il passare una vita sedentaria o l’ essere un po’ sovrappeso
denunciano tutto il loro “peso” in termini di stanchezza alla fine della giornata.
Così
come trovare un po’ di onda al giardinetto può immediatamente rovinare la
giornata a chi ne soffra ed anche contribuire a far preoccupare gli altri.
Oppure
anche l’ essere convinti di saper tenere una andatura a vela dopo aver
frequentato altri corsi di navigazione post-patente e scoprire invece che non
si è così sensibili e attenti a mantenere la concentrazione sul vento e sulle
vele.
O
ancora scoprire che ci sono una miriade di ragionamenti da fare per prevedere e
individuare dove passeranno le altre barche, così da saper come manovrare per
tempo.
Tutte
“sfumature” che sembrano tali, ma che invece risultano essere sostanziali per
decidere di diventare comandanti di una unità da diporto.
Ho
notato anche come la patente nautica fornisca alle volte delle informazioni
inutili o irrealizzabili, come avviene per la presa di gavitello o per il
recupero dell’ uomo a mare, tipico retaggio di ciò che scrivono i libri e che spesso
è frutto solo di elucubrazioni teoriche.
Ciononostante
non è da pensare che questi fine settimana siano stati una iniziativa triste
e/o mortificante: al contrario alla fine ho visto solo visi sorridenti che
hanno manifestato molte espressioni di gratitudine.
Direi
che c’è stato un solo aspetto che alla fine si è rivelato poco gradito ed anche
curioso (e così vengo alla critica su Venezia di cui sopra).
Si
è trattato del modo in cui si sono comportate le bariste del Porto turistico de
“La Certosa” di Venezia (aderente alla catena dei Marina Resort) le quali,
nell’ unica occasione in cui l’ equipaggio si è avvicinato al bar facendo una
ordinazione di un paio di radler, hanno goldonianamente (mi sia concesso questo
avverbio) esordito dicendo:
“Ah,
non ghe ne gavemo più !...però podarissimo darve ‘na bira co dentro ‘na
Lemonsoda !.....Ah, no Tina, e zè finìe anca quee !.....E ora, cossa femo?.....Ah
ben, alora ve demo ‘na bira co un fià de suco de limòn, e cò l’ aqua,… ve va
ben ?”
P.S. Traduzione quasi
simultanea del testo pseudo-goldoniano:
“Ah, non ne abbiamo più
!...però possiamo darvi una birra con dentro una Lemonsoda !...Ah, no Tina,
sono finite anche quelle !...E adesso come facciamo?...Ah bene, allora vi diamo
una birra con dentro un po’ di succo di limone, e con dell’ acqua, vi va bene
?”
L’
equipaggio, stordito dalla gran calura del pomeriggio di agosto, rispondeva
affermativamente, ma loro proseguivano in questi termini:
“E
ti a vol cò l’ aqua mineràl gasàda o naturale?”
L’
equipaggio sceglieva l’ acqua gassata.
“GASADA
! …Ma ti schersi ?...Va ben, va ben, el cliente te si ti !...Ma varda Tina, me
toca vèrzar ‘na botiglia de mineràl gasàda par do bire !”
P.S. Traduzione quasi
simultanea del testo pseudo-goldoniano:
“E la vuoi con dell’ acqua minerale gassata o
naturale ?”
“GASSATA !... Ma stai scherzando
?...Va bene, va bene, il cliente sei tu !... Ma guarda Tina, mi tocca aprire
una bottiglia di acqua minerale gassata per due birre !”
Ecco,
al di là del fatto che questo teatrino si è svolto veramente e che per gli
amanti del teatro goldoniano può anche essere stato piacevole, nondimeno è da
sottolineare che eravamo ospiti di un marina facente parte della catena dei
“Marina Resort” e che eravamo in quel di Venezia a 60 Euro a notte più 20 Euro
di cauzione per la chiavetta magnetica per l’ energia elettrica.
Evidentemente,
oltre all’ aver scritturato due bariste-attrici, la direzione del marina aveva
pensato bene in pieno agosto di rimanere sprovvista sia di radler che di
Lemonsoda (o limonata, che a dir si voglia) ed anche di far infuriare una
diportista francese che da un giorno attendeva una cassa di acqua minerale per
fare rifornimento alla propria barca...
La
tristissima giustificazione che mi sono dato è che i turisti a Venezia non sono
mai “accolti” ma sono semplicemente “sopportati”, perché ce ne sono sempre
tanti, ma tanti, ma tanti…forse troppi.
E’
la legge della richiesta e dell’ offerta, che vale ahinoi anche per gli esseri
umani.
A
parte questa parentesi di teatrino dialettale veneto, considerato il gradimento
dell’ iniziativa, ho deciso di riproporla per il 2019.
A
chi interessasse chiedo di continuare a leggere queste pagine, così da essere
informato nei prossimi mesi delle date e delle modalità di partecipazione.
Ho
avuto anche qualche richiesta non già di un corso intensivo post-patente, ma di
una semplice navigazione con i famigliari per sondare “la predisposizione alla
nautica” di cui sopra.
Naturalmente
si può fare; il mio numero telefonico è nella pagina ”Articoliechiacchiere”
insieme all’ indirizzo mail.
Comunque,
goldonianamente, “par no far massa fadìga a girar pagine e strucàr botòni, ve i
riscrivo de novo… e sensa tradussiòn”:
349
3628975 marcoscarpa1955@gmail.com
Le foto degli attori sono state
gentilmente concesse dalla compagnia teatrale "I Visi & Goti"
durante una delle rappresentazioni di
"Per qualche cucchiaino in più", spassosissima commedia dialettale veneta.