GENTILEZZA E TESTARDAGGINE
ovvero
UN CAMPIONE DI SCI IN BARCA
Queste
righe sono dedicate a un signore che per fortuna o purtroppo ho incontrato
durante la crociera di un anno fa.
Poiché
sono righe che considero più o meno istruttive in quanto ancora una volta
denunciano i miei limiti di navigante,
trovo opportuno riportarle qui a
beneficio di chi vorrà leggerle affinché costui non ricada negli stessi miei
errori di valutazione.
La bora quando scende dal Velebit non scherza mai
Lo
scorso mese di giugno, lasciati gli amici frocieristi a Simuni
sull’ isola di
Pag, ho riportato la barca a casa insieme a mia moglie: è stata
un’ esperienza
tutto sommato bella, nonostante il clima non idilliaco e le forze
muscolari non eccezionali di entrambi, ma con alcune ore di tensione
dovute ancora una volta alle
condizioni meteo decisamente poco favorevoli.
Prima
di proseguire sono però costretto a spendere due parole sulla baia di Simuni e
sull’ isola di Pag, attraverso la seguente DIGRESSIONE.
DIGRESSIONE
Ci
sono talmente tante cose che vorrei raccontare sull’ isola di Pag
(come per esempio la terrazzetta della Konoba di Didova Cuča a
Simuni che vedete qui sotto, oppure la foresta di olivi di Lun, o il
museo del sale di Pag) che penso
proprio ne farò argomento di un prossimo articolo.
Perciò
questa digressione finisce qui.
FINE
DELLA DIGRESSIONE
Lasciata
quindi con la mia signora l’ isola di Pag a bordo di Siddharta in
una mattina
con bora moderata (25-30 nodi in poppa), ci siamo rifugiati a Brguglje
e il
giorno dopo abbiamo fatto una capatina a Rava (sia Mala che Vela,
cioè sia Piccola Rava che Grande Rava) dove non eravamo mai
stati, per
valutarne le possibilità di ormeggio per una futura crociera;
infatti più si
conosce e meglio è.
Poiché
però il meteo annunciava venti da SE con possibilità di temporali (che notoriamente arrivano
da W o NW), la sera abbiamo preferito ormeggiare al molo della baia di Bok nel
paese di Brbinij, che conoscevamo bene per esserci stati tante altre volte.
Si
tratta infatti di un posto piacevole e ottimo per lasciar passare le
sfuriate dei temporali, in quanto immediatamente sopravvento trovate a
disposizione un robusto molo in calcestruzzo e siete attorniati da
alberi più alti di quello della vostra barca (per lasciare
sfuriare eventualmente anche i fulmini).
Al
nostro arrivo al molo in pietra di Bok c’ era solo una barca a vela di una
decina di metri il cui proprietario, vedendoci arrivare in due, è sceso subito
a terra a tenderci il corpo morto.
Gentilissimo.
Eseguito
l’ ormeggio di prua perché il molo in pietra è piuttosto alto mi sono sentito
di ringraziarlo con un bicchiere di birra e, nella sua confusione tra Tarvisio
e Treviso (città dalla quale provengo), mi ha confessato di essere un campione
di sci (slalom gigante) nato a Brbinij, con polso e caviglia spezzati durante
una gara.
“Curioso”
ho pensato, “un campione di sci nato a Brbinij !”
Un
po’ come dire un fuoriclasse di America's Cup nato a Madonna di Campiglio.
Altre
barche sono poi giunte più tardi, ma tutte si sono ormeggiate con i corpi morti
al di là della barca dello sciatore e tutte con la poppa verso il molo.
Così
è arrivata la sera e poi la notte con un vento da SE sempre più incalzante.
Nessun
temporale, ma scirocco sempre più teso.
La baia di Bok è aperta a E ma lo scirocco da SE vi entra allegramente e, complice la ristrettezza alla fine,
il moto ondoso ne viene esaltato proprio quando arriva contro il molo
La
posizione delle barche era tale da presentare il fianco al vento e Siddharta
era la prima e la più esposta; le onde invece entravano nella baia spingendo
contro il molo con una direzione obliqua così da imprimere agli scafi sia il
beccheggio che il rollio.
Dopo
una notte quasi del tutto insonne che mi ha visto più volte tirare i due corpi
morti con i winch di poppa per tenere la prua lontana dal molo, verso mattina quelle
barche che il giorno prima erano arrivate più tardi se ne sono giudiziosamente
andate via una alla volta da quello scomodo ormeggio, mentre l’ amico sciatore se
ne è stato beatamente seduto al piccolo e unico bar a sorseggiare una birra con
gli amici del paese.
Verso
metà mattina la situazione è diventata insostenibile: le onde hanno cominciato
a salire sopra il molo mentre Siddharta e la barca dello slalomista parevano
due cavalli imbizzarriti trattenuti a stento dagli ormeggi ora di poppa, ora di
prua.
Era
quasi impossibile salire a bordo o scendere a terra.
Lo
sciatore ogni tanto lasciava gli amici per venirmi a dire “Good ! Ormeggio
bene, eh?” ed ignorando i miei inviti a lasciare quel posto.
Il
fatto era che non potevo in alcun modo mollare un qualsiasi ormeggio
altrimenti, con quel vento al traverso, sarei finito immediatamente contro la
barca dello sciatore, né tantomeno potevo scivolarmene via di poppa perché
eseguendo la manovra gli avrei tranciato le draglie con la mia ancora.
Insomma
ero prigioniero di un pazzo a cui non importava nulla di mandare a remengo la
sua e la mia barca.
Anche
la di lui signora, che stava per ammazzarsi nel salire in barca, era fermamente
convinta che quel posto era l’ ideale e che nulla l’ avrebbe convinta ad
andarsene.
Impotenti
e col cuore in gola per l’ imminente sfacelo della barca, mia moglie ed io ce
ne stavamo seduti in disparte quando miracolosamente verso le 11 si è
materializzato il ragazzo che viene a riscuotere la tariffa di ormeggio, tutto
meravigliato del fatto che ce ne stavamo lì con tutto quel putiferio di vento e
di onde.
Fatto
presente col mio limitatissimo inglese che per me era “Impossible exit” finché
lo sciatore non se ne fosse andato via, il ragazzo si è immediatamente convinto
della situazione e giudiziosamente si è messo a fare opera di convincimento nei
confronti del suo compaesano e della di lui signora.
Dopo
una decina di minuti è arrivata la fumata bianca !
Il
campione di slalom gigante si è arreso ai consigli del suo compaesano
ormeggiatore (che per fortuna sapeva più di acqua salata che di nevi eterne) e,
mollati gli ormeggi a terra e i due corpi morti, se ne è andato via.
Siddharta,
che aveva le bitte incandescenti non vedeva l’ ora di andarsene così, con una retro
molto decisa e dando tutta la poppa alle onde, riuscì finalmente ad allontanarsi
dal molo.
In
questa storia i miei errori sono stati i seguenti:
-
ormeggiare al molo di in una baia esposta a S con previsioni di vento da SE
(anche se dovevano arrivare temporali da NW che però sono giunti solo la notte
seguente);
-
fidarmi del corpo morto teso da terra da uno sconosciuto (sopravvento alla sua
barca) senza pretendere di legarmi a quello che avrei scelto io (sottovento
alla sua barca);
-
ritenere che un indigeno conosca bene il posto in cui è nato;
-
non allarmarmi quando ho saputo che era un montanaro dotato di barca e non un
marinaio dotato di sci;
-
non essermene andato prima, quando le condizioni ancora lo permettevano,
confidando che il SE sarebbe calato per lasciar spazio ai temporali;
-
ritenere che se un marito è stupido almeno sua moglie abbia buon senso.
Comunque
i bulloni delle bitte di Siddharta hanno retto e la sera ce ne siamo tornati a
Brguglje in attesa dei temporali che sono puntualmente arrivati verso le 9 di
sera, ma che ho affrontato per benino verificando la bontà della cima del
gavitello, legando la prua di Siddharta sia alle bitte che al verricello dell’
ancora con due cime diverse e regolandone le tensioni in modo che si aiutassero
a vicenda.
La
botta è arrivata da NW intorno ai 50 nodi (forse anche di più), ma non è durata
più di 5 minuti.
Poi,
nella notte verso l’ 1.30, è entrata di prepotenza la bora, ma la baia di
Brguglje è nota per essere uno degli approdi meglio ridossati per tale vento.
La
mattina seguente la bora ha continuato con vivissimo entusiasmo ma siamo
riusciti a navigare ugualmente solo con la randa con 2 mani; diverse barche
hanno tentato di navigare col genoa srotolato e mezzo sventato, finché non han
capito che stavano rompendo tutto.
Povere
barche dei charter: condannate alle sollecitazioni forti non si sa bene perché
!
Finalmente
la sera anche la bora si è stancata, vuoi per l’ aumento di pressione, vuoi per
la lontananza dal Velebit, così ha deciso di andarsene definitivamente a
dormire lasciando il posto all’ anticiclone estivo e alle temperature altrettanto
estive.
Questo è il solito gabbiano a Premuda...non so se sia sempre lo stesso, tuttavia ci ha sempre dato molta confidenza
Già,
l’ anticiclone estivo: finalmente col suo arrivo abbiamo messo
via i pile ! Chissà se lo sciatore se ne era
tornato al bar con gli amici!
Peccato
che, insieme alla bora, erano finite anche le nostre ferie.