IL CAT
In questi anni ho
ricevuto molte telefonate, sia di richiesta di pareri che di perizie.
Tra queste alcune,
non molte, riguardavano il mio parere sui catamarani; non avendo esperienze di
navigazione non sono stato di grande utilità nelle risposte così, lo scorso
mese di agosto, ho preso al balzo l’ invito di un mio amico a fare un
trasferimento no-stop da Brindisi a Eraclea Mare (circa 375 M) risalendo l’
Adriatico.
Prima di raccontare
le mie impressioni lasciatemi un momento di auto-considerazione: in
questi miei
55 anni di navigazione a vela per diporto ho tenuto conto delle miglia
percorse. Non so perché
l’ho fatto, ma l’ho fatto.
Ebbene, contando questo
ultimo trasferimento sono arrivato a 11500 M, perlopiù percorse
in Adriatico,
con puntate nello Ionio, nel Tirreno, nel Ligure e nel Golfo del Leone.
Non sono molte
paragonate a chi naviga per professione, ma non sono nemmeno poche e a qualcosa
mi sono servite: in particolare modo all’ attenzione per la manutenzione della
barca e per le previsioni meteo.
Mai come nel mare
Adriatico e mai come in questi ultimi anni infatti il meteo condiziona pesantemente
sia la navigazione, che gli approdi, che il tempismo…
Ho già scritto
qualcosa a proposito (Luglio 2007, Settembre Ottobre Novembre Dicembre 2007,
Marzo 2013, Marzo 2015, Gennaio 2017) ma le ultime recenti esperienze mi hanno
fatto aggiungere anche il “tempismo” come elemento importante.
Saper programmare
l’ ora di arrivo (e quindi di ormeggio) in dipendenza dall’ ora di arrivo del
temporale o della perturbazione sta diventando sempre più difficile e
importante.
Ormai i venti che
annunciano l’ arrivo dei fronti (libeccio o scirocco) arrivano sempre più
rapidamente e con intensità quasi raddoppiate rispetto a una volta, per non
parlar dei temporali che quasi sempre ormai sono associati alle trombe d’ aria.
Quindi estrema
attenzione va riservata non solo alla lettura dei bollettini, ma alla visione
diretta e continua delle immagini satellitari del formarsi e dello spostarsi
dei fronti.
Per portare un esempio pratico la seguente immagine, scaricabile dal link in questo sito che vi reinvia al sito persicetometeo.it (che vi reinvia nuovamente al sito francese di SAT24) vi fa vedere grosso modo la situazione alle ore 11.30 della mattina in cui stavamo per atterrare alla fine del viaggio Brindisi-Eraclea Mare già sopra citato.
In
quel momento non
sono riuscito a fotografare l’ immagine, ma ciò che
ho riportato truccando la foto è più o meno ciò
che
c’ era in quel giorno a quell’ ora.
Il fronte in arrivo
è evidentissimo, così come è evidente che fronti così compatti e allungati sono
associati a forti colpi di vento; infatti abbiamo ormeggiato alle 13 e alle 14
si è scatenato un colpo di scirocco tale che poche miglia più a Est ha fatto
spiaggiare la barca che vedete nel filmatino.
Veniamo ora al cat.
Ne ho parlato nel Novembre
2006, Aprile 2008, Giugno 2010, ma denunciandovi tutta la mia inesperienza di
navigazione. Ora ne so qualcosa
di più.
Riporto un brano di ciò che scrissi nel Giugno 2010:
“E’ vero che in questi casi gli interni sono paragonabili ai
locali di un appartamento in centro storico, ma le velocità potranno essere
ancora così entusiasmanti ? La
superficie velica di questi modelli è inferiore a quella dei monoscafi di pari
lunghezza, ciò fa concludere che il rapporto area/dislocamento (cioè in pratica
i CV per tonnellata) è inferiore a quello dei fratelli con uno scafo solo. Siamo proprio sicuri che anche in questi
casi le velocità sino così formidabili ?”
Vi dico subito che non ho avuto una buona impressione sulle doti
di navigabilità del cat.
Spendo due parole molto positive sulla fruibilità con mare calmo,
laddove la dinette con le superfici finestrate a 360° è veramente magnifica;
così come lo sono il tavolo e i ripiani di lavoro della cucina, dove è
possibile lasciare appoggiati bicchieri e bottiglie che tanto non si
rovesciano.
Altresì magnifica è la rete tra i due scafi a prua che, come una
grande amaca, ti fa godere del “volo sul mare”.
Ma il resto non è così positivo.
Ci ho navigato dalla sera del mercoledì al primo pomeriggio del
sabato successivo, per un totale di quasi 70 ore ininterrotte; riporto di
seguito le condizioni che ho incontrato con il relativo commento.
La sera e la prima notte sono state caratterizzate da mare 2 quasi
in prua con vento, pure in prua, in attenuazione da 12 a 0 Kn.
La velocità a motore è stata sempre inferiore ai 5 Kn (anche per
la corrente contraria che accompagna sempre la navigazione dal canale di
Otranto al Gargano) con picchiate continue e repentine degli scafi nel cavo
delle onde, così che il beccheggio è stato tutt’ altro che morbido.
Gli scafi dei cat hanno entrate molto sottili e non hanno corpo al
baglio massimo, quindi non sono in grado di attutire le salite e
discese
provocate dal beccheggio.
E’ seguita poi la giornata di
giovedì e la notte tra
giovedì e venerdì con mare quasi calmo e brezze leggere.
Una pacchia, anche se la velocità sempre a motore non è mai andata
oltre i 6.5 Kn.
Il venerdì mattina ha iniziato a soffiare vento da SSE non
particolarmente forte (al massimo sui 15 Kn) proveniente dal giardinetto di
sinistra, ma il mare si è progressivamente alzato fino a 3 per tutto il giorno
e la notte successiva.
Non è stato possibile andare solo a vela, nonostante i tentativi
con randa, genoa e poi con randa e gennaker, poi solo con gennaker, poi solo
con genoa.
Quindi, sempre a motore, la velocità è sempre stata inferiore a
6.5 Kn inoltre il rollio-beccheggio per il passaggio dell’ onda prima sotto al
giardinetto di sinistra dello scafo di sinistra e quindi sotto il giardinetto
di sinistra dello scafo di dritta è stato proprio duro.
La durezza dei movimenti combinati di salita-discesa con quelli ad
alta frequenza di spostamento di lato si è riflessa nella difficoltà di
muoversi all’ interno del cat: anche andare alla toilette si è rivelato molto
impegnativo e foriero di botte.
Durante la notte tra venerdì e sabato il vento si è stabilizzato
per poi calare un poco la mattina fino a 12-10 Kn, mentre il mare è rimasto
mosso (2-3) con onde proveniente praticamente da poppa.
La navigazione è stata finalmente più agevole: la velocità a
motore con genoa issato è sempre stata intorno ai 6.5 Kn; gli scafi si sono
sollevati simultaneamente e simultaneamente hanno tuffato la prua, così il
beccheggio per il superamento degli scafi da parte delle onde è stato un po’ più
sopportabile.
Insomma, la navigazione è stata confortevolissima con mare calmo,
piacevole con mare formato ma solo rigorosamente da poppa, molto impegnativa
nelle altre situazioni.
Altra cosa che mi ha sorpreso in negativo è stata la difficoltà ad
issare e ammainare la randa steccata, grande e pesante: si è costretti inoltre
ad eseguire le manovre standosene sopra la tuga della dinette, alta sull’ acqua
e senza protezioni laterali.
Non ho capito perché nei cat le rande siano così grandi…perché non
armare piuttosto con due alberi e solo due genoa entrambi rollati?
Tanto la bolina strettissima non la si tiene comunque.
Ritengo tuttavia corretto spendere due parole di apprezzamento su
questo trasferimento che si è rivelato una piccola “avventura”.
Al di là del traffico peschereccio e mercantile (soprattutto
mercantile) che abbiamo incontrato in Adriatico e che più di una volta ha
creato apprensione, c’è stato un momento che da solo mi ha ripagato dei
pensieri di un anno.
Erano circa le 2 di notte ed ero da solo in turno in pozzetto;
stavamo navigando al largo di Komiza e la rotta ci obbligava a passare tra
l’isola Svetac e lo scoglio Jabuka (che significa pomo, mela). Il mare era
calmo e passando tra le due isole che sorgono grosso modo a SW di Komiza iniziò
a soffiare un borino preannuncio della brezza di terra notturna.
Era una brezza lieve, ma ricca dell’ aroma pungente dei pini di Svetac.
Anche da noi, lungo le coste settentrionali dell’ Adriatico ci
sono boschi di pini in riva la mare, ma quell’ aroma così intenso e pieno di fragranze
è proprio delle isole Dalmate.
Mi ha riportato i ricordi di tanti bei momenti vissuti con mia moglie
e i miei figli con la barca ormeggiata ad un passo dalle rive, dove i tronchi
dei pini pare che si dissetino dell’ acqua marina tanto ne sono vicini. Di baie
così in Dalmazia ce ne sono tante e quell’ aroma le accomuna tutte.