ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
GENNAIO 2021

 NON SENZA QUALCHE SCONGIURO,
CONSIDERATA LA PESANTEZZA DEL 2020,
VI AUGURO DI CUORE UN

BUON 2021


IL CAT

In questi anni ho ricevuto molte telefonate, sia di richiesta di pareri che di perizie.
Tra queste alcune, non molte, riguardavano il mio parere sui catamarani; non avendo esperienze di navigazione non sono stato di grande utilità nelle risposte così, lo scorso mese di agosto, ho preso al balzo l’ invito di un mio amico a fare un trasferimento no-stop da Brindisi a Eraclea Mare (circa 375 M) risalendo l’ Adriatico.
Prima di raccontare le mie impressioni lasciatemi un momento di auto-considerazione: in questi miei 55 anni di navigazione a vela per diporto ho tenuto conto delle miglia percorse.          Non so perché l’ho fatto, ma l’ho fatto.                                                                                                                                                                                                                                       Ebbene, contando questo ultimo trasferimento sono arrivato a 11500 M, perlopiù percorse in Adriatico, con puntate nello Ionio, nel Tirreno, nel Ligure e nel Golfo del Leone.
Non sono molte paragonate a chi naviga per professione, ma non sono nemmeno poche e a qualcosa mi sono servite: in particolare modo all’ attenzione per la manutenzione della barca e per le previsioni meteo.
Mai come nel mare Adriatico e mai come in questi ultimi anni infatti il meteo condiziona pesantemente sia la navigazione, che gli approdi, che il tempismo…
Ho già scritto qualcosa a proposito (Luglio 2007, Settembre Ottobre Novembre Dicembre 2007, Marzo 2013, Marzo 2015, Gennaio 2017) ma le ultime recenti esperienze mi hanno fatto aggiungere anche il “tempismo” come elemento importante.
Saper programmare l’ ora di arrivo (e quindi di ormeggio) in dipendenza dall’ ora di arrivo del temporale o della perturbazione sta diventando sempre più difficile e importante.
Ormai i venti che annunciano l’ arrivo dei fronti (libeccio o scirocco) arrivano sempre più rapidamente e con intensità quasi raddoppiate rispetto a una volta, per non parlar dei temporali che quasi sempre ormai sono associati alle trombe d’ aria.
Quindi estrema attenzione va riservata non solo alla lettura dei bollettini, ma alla visione diretta e continua delle immagini satellitari del formarsi e dello spostarsi dei fronti.

Per portare un esempio pratico la seguente immagine, scaricabile dal link in questo sito che vi reinvia al sito persicetometeo.it (che vi reinvia nuovamente al sito francese di SAT24) vi fa vedere grosso modo la situazione alle ore 11.30 della mattina in cui stavamo per atterrare alla fine del viaggio Brindisi-Eraclea Mare già sopra citato.

In quel momento non sono riuscito a fotografare l’ immagine, ma ciò che ho riportato truccando la foto è più o meno ciò che c’ era in quel giorno a quell’ ora.
Il fronte in arrivo è evidentissimo, così come è evidente che fronti così compatti e allungati sono associati a forti colpi di vento; infatti abbiamo ormeggiato alle 13 e alle 14 si è scatenato un colpo di scirocco tale che poche miglia più a Est ha fatto spiaggiare la barca che vedete nel filmatino.

SCIROCCO IMPROVVISO...

Veniamo ora al cat.
Ne ho parlato nel Novembre 2006, Aprile 2008, Giugno 2010, ma denunciandovi tutta la mia inesperienza di navigazione.  Ora ne so qualcosa di più.

Riporto un brano di ciò che scrissi nel Giugno 2010:
“E’ vero che in questi casi gli interni sono paragonabili ai locali di un appartamento in centro storico, ma le velocità potranno essere ancora così entusiasmanti ?   La superficie velica di questi modelli è inferiore a quella dei monoscafi di pari lunghezza, ciò fa concludere che il rapporto area/dislocamento (cioè in pratica i CV per tonnellata) è inferiore a quello dei fratelli con uno scafo solo.   Siamo proprio sicuri che anche in questi casi le velocità sino così formidabili ?”
Vi dico subito che non ho avuto una buona impressione sulle doti di navigabilità del cat.
Spendo due parole molto positive sulla fruibilità con mare calmo, laddove la dinette con le superfici finestrate a 360° è veramente magnifica; così come lo sono il tavolo e i ripiani di lavoro della cucina, dove è possibile lasciare appoggiati bicchieri e bottiglie che tanto non si rovesciano.

 

Altresì magnifica è la rete tra i due scafi a prua che, come una grande amaca, ti fa godere del “volo sul mare”.
Ma il resto non è così positivo.
Ci ho navigato dalla sera del mercoledì al primo pomeriggio del sabato successivo, per un totale di quasi 70 ore ininterrotte; riporto di seguito le condizioni che ho incontrato con il relativo commento.
La sera e la prima notte sono state caratterizzate da mare 2 quasi in prua con vento, pure in prua, in attenuazione da 12 a 0 Kn.
La velocità a motore è stata sempre inferiore ai 5 Kn (anche per la corrente contraria che accompagna sempre la navigazione dal canale di Otranto al Gargano) con picchiate continue e repentine degli scafi nel cavo delle onde, così che il beccheggio è stato tutt’ altro che morbido.
Gli scafi dei cat hanno entrate molto sottili e non hanno corpo al baglio massimo, quindi non sono in grado di attutire le salite e discese provocate dal beccheggio.                                           E’ seguita poi la giornata di giovedì e la notte tra giovedì e venerdì con mare quasi calmo e brezze leggere.
Una pacchia, anche se la velocità sempre a motore non è mai andata oltre i 6.5 Kn.
Il venerdì mattina ha iniziato a soffiare vento da SSE non particolarmente forte (al massimo sui 15 Kn) proveniente dal giardinetto di sinistra, ma il mare si è progressivamente alzato fino a 3 per tutto il giorno e la notte successiva.
Non è stato possibile andare solo a vela, nonostante i tentativi con randa, genoa e poi con randa e gennaker, poi solo con gennaker, poi solo con genoa.
Quindi, sempre a motore, la velocità è sempre stata inferiore a 6.5 Kn inoltre il rollio-beccheggio per il passaggio dell’ onda prima sotto al giardinetto di sinistra dello scafo di sinistra e quindi sotto il giardinetto di sinistra dello scafo di dritta è stato proprio duro.
La durezza dei movimenti combinati di salita-discesa con quelli ad alta frequenza di spostamento di lato si è riflessa nella difficoltà di muoversi all’ interno del cat: anche andare alla toilette si è rivelato molto impegnativo e foriero di botte.
Durante la notte tra venerdì e sabato il vento si è stabilizzato per poi calare un poco la mattina fino a 12-10 Kn, mentre il mare è rimasto mosso (2-3) con onde proveniente praticamente da poppa.
La navigazione è stata finalmente più agevole: la velocità a motore con genoa issato è sempre stata intorno ai 6.5 Kn; gli scafi si sono sollevati simultaneamente e simultaneamente hanno tuffato la prua, così il beccheggio per il superamento degli scafi da parte delle onde è stato un po’ più sopportabile.
Insomma, la navigazione è stata confortevolissima con mare calmo, piacevole con mare formato ma solo rigorosamente da poppa, molto impegnativa nelle altre situazioni.
Altra cosa che mi ha sorpreso in negativo è stata la difficoltà ad issare e ammainare la randa steccata, grande e pesante: si è costretti inoltre ad eseguire le manovre standosene sopra la tuga della dinette, alta sull’ acqua e senza protezioni laterali.
Non ho capito perché nei cat le rande siano così grandi…perché non armare piuttosto con due alberi e solo due genoa entrambi rollati?
Tanto la bolina strettissima non la si tiene comunque.

Ritengo tuttavia corretto spendere due parole di apprezzamento su questo trasferimento che si è rivelato una piccola “avventura”.
Al di là del traffico peschereccio e mercantile (soprattutto mercantile) che abbiamo incontrato in Adriatico e che più di una volta ha creato apprensione, c’è stato un momento che da solo mi ha ripagato dei pensieri di un anno.
Erano circa le 2 di notte ed ero da solo in turno in pozzetto; stavamo navigando al largo di Komiza e la rotta ci obbligava a passare tra l’isola Svetac e lo scoglio Jabuka (che significa pomo, mela). Il mare era calmo e passando tra le due isole che sorgono grosso modo a SW di Komiza iniziò a soffiare un borino preannuncio della brezza di terra notturna.
Era una brezza lieve, ma ricca dell’ aroma pungente dei pini di Svetac.
Anche da noi, lungo le coste settentrionali dell’ Adriatico ci sono boschi di pini in riva la mare, ma quell’ aroma così intenso e pieno di fragranze è proprio delle isole Dalmate.
Mi ha riportato i ricordi di tanti bei momenti vissuti con mia moglie e i miei figli con la barca ormeggiata ad un passo dalle rive, dove i tronchi dei pini pare che si dissetino dell’ acqua marina tanto ne sono vicini.   Di baie così in Dalmazia ce ne sono tante e quell’ aroma le accomuna tutte.

    

   

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