Avevo lasciato l’ amico Giorgio Minganti lo scorso luglio
2017 dopo il brutto incidente che era capitato all’ ormeggio di Olbia al suo
Comet 111.
Giorgio mi ha scritto ancora per raccontarmi l’ incalzare
degli sviluppi sulle riparazioni effettuate e sulla serie di imprevisti che ne
sono succeduti….
Essendo una storia molto istruttiva, lascio a lui la parola.
“...Naturalmente
per potere effettuare le riparazioni allo specchio di poppa e alla giunzione
tra coperta e guscio di dritta ha portato la barca in un cantiere, dove per
quest’ ultima hanno dovuto procedere anche allo smontaggio di alcune parti di
arredo interne.
Ultimato il
lavoro la barca è stata portata in bacino per il varo e….
Il cantiere si è reso
disponibile a cambiare gratuitamente l'albero addossandosi completamente la
colpa dell'incidente. Non avendo fiducia del cantiere che di barche a vela (per
loro ammissione) ne sapevano poco, ho preferito interessarmi di persona.
Pensa che per togliere le
draglie (in mia assenza) invece di svitare i tenditori hanno tagliato il cavo
di acciaio !
Ho contattato la Nemo, devi
sapere che conosco Magalotti forse da 40 anni (anche tu hai un Comet e non dico
altro) e ho chiesto un preventivo: 10.000 euro più IVA.
Non intendendo spendere
quella cifra mi sono interessato altrove e alla Tibermast di Fiumicino ho
trovato un albero molto lungo, della stessa sezione del mio ma spezzato, che
hanno proposto di sistemare secondo le misure date.
Il mio albero normale era ungo
14,20 mt.
La Tibermast ha tagliato la
parte inutilizzabile, ha aggiunto un mancione interno, l'ha rivettato e l'ha
reso più robusto del mio.
Unica licenza che mi sono
preso e che desideravo da tempo è stata la richiesta di due ordini di
crocette.
Ora da tecnico puoi dire
quello che vuoi ma dato che mi ero messo in testa di vendere la barca, la cosa
mi stava bene così.
Prezzo per albero, sartie
nuove, illuminazione ecc. 3500 euro + 500 di spedizione ad Olbia dove c'è la
barca.
Torno un'altra volta per
completare il lavoro: mi reco alla Nemo ed acquisto i pezzi di canalina dell' avvolgifiocco
piegati (più del 50%), nel frattempo faccio controllare testa e tamburo.
Magalotti mi regala uno
strallo nuovo !!!!
Torno in Sardegna dopo aver
ricevuto l'albero nuovo poggiato di fianco alla barca.
Comincio a montarlo,
crocette, sartie, cavi elettrici, antenne e comincio a preparare il boma per il
montaggio.
Tolgo il copri-randa, il
ragno, la randa e...Sorpresa !!!
Dopo il primo momento di
smarrimento telefono alle Tibermast e con un colpo di fortuna riesco a trovare
un profilo della stessa (circa) dimensione del mio…800 euro e me lo spediscono
in Sardegna.
Monto almeno l'albero, chiamo
la gru che solleva l'albero lo posiziona sulla sua base già montata ma quando
andiamo a stringere i tenditori ci accorgiamo che entrambi i filetti sono
destri !
Ri-smontiamo l'albero e lo
rimettiamo a terra, smontiamo i perni di coperta e li portiamo da un tornitore
chiedendoli uguali ma con filetto sinistro.
Consegna dopo 10 giorni.
Lascio tutto e torno a casa.
Ritorno ad Olbia dopo 10 giorni
all'inizio di agosto, ritiro 6 perni filetto sinistro (200 euro) li monto,
richiamo la gru e rimonto albero e boma.
Questa volta va tutto bene.
Mi restano da montare le
vele...speriamo di non doverle modificare !
In pratica ho fatto primavera
estate Ferrara - Olbia !
Oggi ho venduto la barca.
Ho chiesto 20.000 euro
(prezzo rottamazione); un po’ con l'assicurazione del cantiere ed un po’ con
l'assicurazione della Lega per gli inconvenienti della mareggiata penso di aver
preso il giusto prezzo.
A metà settembre la
trasferirò ad Ischia sede del nuovo proprietario.
Agli inizi di settembre varo
della barca: in navigazione a motore la
barca non va: problemi all'elica troppo carica….
Risolleviamo la barca e
cambiamo passo all'elica dopo aver chiamato la Max-Prop e averci fatto dare il
passo ideale (500 euro concordati).
Ora va bene e anche se ancora
un po’ carica arriva a 7 nodi.
Venerdì 8 e sabato 9 settembre
il meteo prevede una finestra di bel tempo sul tirreno: onda di 1 metro e vento
SW di 15 nodi.
Ideale.
Venerdì ore 5 partenza, 1 ora
e siamo fuori dal porto e scapolato l'isola di Tavolara.
Issata la randa ed aperto il
fiocco ci accingiamo ad attraversare il tirreno.
Il vento di SW comincia ad
alzarsi e ci permette un bel traversone.
A poco a poco aumenta fino ad
arrivare nel pomeriggio sui 20/25 nodi facendoci fare una velocità di 7,5/8,2
nodi.
La barca è perfetta forse un
pelo troppo invelata ma cavalca benissimo l'onda (sembra non ci sia) e di notte
non me la sento di dare una mano di terzaroli...va bene così.
Alle 5 cala tutto e dobbiamo
accendere il motore su un mare "forza moquette"!
Arriviamo a Ischia Porto alle
12, ben 7 ore prima del previsto, con una media di circa 6,5 nodi.
Non male no?
Ora la barca è là che tende una mano al cielo lontano.
Finisce così per me un'era...
Ciao Marco”.
Mi
pare che a Giorgio sia capitato di tutto e soprattutto mi pare che se la sia cavata
molto bene.
Mi
sento molto coinvolto nella sua storia perché è più o meno quel che succede a
noi tutti quando ci consentono di andare a votare.
Noi
crediamo di esercitare quell’ unico diritto di scegliere (accompagnato ogni
giorno da tanti e tanti doveri) e crediamo anche che quel nostro voto conti
qualcosa…(la chiamano democrazia, cioè governo del popolo).
Purtroppo
la realtà è ben altra cosa: chi pensiamo di aver scelto a rappresentarci nulla
è che una casta ristretta di attori che, recitando la parte degli avversari l’
un contro l’ altro armati, si accorda invece continuamente per restarsene lì a
riempirsi di privilegi curando esclusivamente i propri interessi.
Così
le leggi elettorali, i referendum, le commissioni parlamentari hanno solo e
solamente quello scopo.
Mi dispiace veramente essere arrivato a tale conclusione, ma mi sono
convinto che ciò che conta non è il regime politico
(democrazia, dittatura, oligarchia,
regno), né la nazione (o la regione o la provincia o il comune o
il proprio giardino) cui si
appartiene o che ci amministra…quel che conta è l’
onestà e il senso civico
delle persone.
Non
so voi, ma io preferirei di gran lunga issare una bandiera diversa da quella
dello stato in cui sono nato ed essere governato da due magrebini onesti,
piuttosto che issare il vessillo della mia regione ed essere governato da
pregiudicati o furfanti in attesa di giudizio o semplicemente da furbacchioni parassiti: affidare la propria vita e i
propri beni ad altri che si dichiarano più esperti di te scoprendo poi che sono
invece dei malintenzionati capaci solo di metterti nei guai o addirittura
rovinarti la vita, quale fiducia può darti per il tuo futuro e per quello dei
tuoi figli ?
Non
chiedetemi esempi, perché solo citare i fallimenti delle politiche previdenziali, o urbanistiche, o energetiche, o
di interventi infrastrutturali non ultimati (gettando via il frutto delle nostre
fatiche quotidiane) che si sono succeduti da quando sono nato ad oggi mi fa male al cuore !
Così
per Giorgio e la sua ex barca: l’ esempio mi pare che lasci pochi
dubbi su ciò che può capitare dando la propria fiducia
agli altri…
E’
fondamentale capire che a qualsiasi barca la terra fa proprio del male !
Tutto
ciò che la avvicina ad essa (come le attrezzature portuali) o che la solleva
(come le gru e i travel-lift) o che la sostiene (come gli invasi e i piazzali)
sono per la barca sempre potenziali fonti di pericolo.
Quindi
se è bene prestare attenzione quando si naviga, il massimo delle attenzioni lo
si deve porre in essere quando si ormeggia e si movimenta la barca a terra.
Ogni
anno in giro per le darsene e i cantieri succedono incidenti simili a quello
che è capitato alla barca di Giorgio…. e va anche bene quando non vengono coinvolte
le persone !
A
parte la competenza degli operatori nella manovra dei mezzi di sollevamento (e
la revisione di questi ultimi, se fatta, se non fatta, se fatta con un collaudatore scrupoloso, se fatta
con un collaudatore corruttibile e corrotto, ecc…), lo stesso posizionamento della barca su
un invaso piò essere fonte di danni.
Immaginate
la differenza di modulo di elasticità che esiste tra la vetroresina di uno
scafo, l’ acciaio delle parti dell’ invaso e il terreno dove questo poggia.
Scusate
se torno ancora su E (il modulo si
elasticità appunto) ma la capacità di deformazione di un materiale è il
semaforo che ci dice se esso si danneggia no quando viene a interagire con un
materiale diverso.
E per l’ acciaio vale
2.100.000 Kg/cmq, per la vetroresina vale circa 60.000 Kg/cmq, per il terreno
quasi non esiste nel senso che questo non è elastico (cede se è argilloso deformandosi
e spingendo fuori l’ acqua senza tornare più alle dimensioni originarie) e
comunque può valere solo qualche unità di Kg/cmq (da 0.8 a 9 - Terzaghi) a
seconda del tipo di terreno.
E’
comprensibile che una stessa sollecitazione (intesa come pressione su diversi
materiali) provocherà in essi deformazioni inversamente proporzionali ai
rispettivi E.
L’
acciaio quasi non si deformerà, la vetroresina lo farà 35 volte di più, il
terreno 6000 volte di più.
Riuscite
ad immaginare le sollecitazioni e/o i danni su un guscio di vetroresina se un
punto dell’ invaso cedesse di tale entità ?
Per fortuna le aree di contatto tra questi tre materiali diversi non sono le stesse, nel senso
che l’ area di diffusione tra terreno e invaso (base dell' invaso) è di gran lunga più grande di
quella tra invaso e scafo (piastre di diffusione)… e che talvolta, ma non
sempre, sotto l’ invaso c’è una platea di calcestruzzo invece di un piazzale in
pietrisco.
Ma quale operatore ha conoscenza di ciò e stima o sa
stimare ciò che può succedere ?
Pochi, credo.
E ancora, i piazzali hanno tutte le stesse caratteristiche
geotecniche in tutti i punti ?
Difficile crederlo.
Eppure noi armatori o skipper affidiamo sempre al personale
di cantiere la custodia, il sollevamento, la movimentazione e il ricovero della
nostra barca.
Anzi, spesso ci cacciano perché per la sicurezza non siamo
autorizzati a “stare nel raggio di azione della gru” (cosa buona e giusta).
Io ho notato più volte
che il guscio della mia barca va soggetto a sollecitazioni così forti da
produrre deformazioni (per fortuna elastiche) laddove le piastre di diffusione
dell’ invaso toccano la vetroresina… e ciò succede dopo qualche settimana che
la barca è stata posizionata a terra, proprio perché il terreno si deforma sotto l’
invaso più in alcuni punti piuttosto che
in altri.
Le onde del mare non sono in
grado di produrre le stesse sollecitazioni, ma la terra sì !
E’ proprio la stessa cosa che facciamo (o meglio siamo
costretti a fare) ogni giorno con i politici, ai quali affidiamo le nostre esistenze
e i nostri beni: sono essi in grado di gestirli in modo opportuno col loro
legiferare ?
Per fortuna quando le barche sono lontane dalla terra ci
sanno regalare momenti sereni.