ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
GENNAIO 2017

I TEMPORALI IN ALTO ADRIATICO

Ogni tanto si fa “una cavolata”....Alzi la mano chi non ne ha mai fatta una nella vita !
Ebbene, la passata estate, era il 12 giugno per la precisione, ne ho fatta una anche io.
Le perturbazioni atmosferiche (o i movimenti di masse d’aria con temperature e umidità diverse che possono anche generare i temporali) sono ormai quasi certamente prevedibili.
Al di là dei modelli matematici, cui ricordo di aver dato anche io il mio modestissimo contributo nel lontano 1980, le immagini dei vari satelliti geostazionari non lasciano molto scampo alle previsioni dei meteorologi.
Quel che ancora però i vari servizi meteorologici non riescono a fare è prevedere la velocità di spostamento di fronti e temporali, e questo non è uno sfizio che abbia poche ripercussioni sulle nostre bervi navigazioni vacanziere.
E’ pur vero che sapere se domani pioverà o meno è già una gran bella cosa, ma se si riuscisse anche a sapere se la pioggia arriverà la mattina o la sera (o se ci fosse almeno una vaga stima sulla velocità di spostamento orizzontale della stessa) sarebbe ancor meglio, perlomeno per noi naviganti dilettanti dotati di pochi giorni di ferie tante speranze.
Infatti…Le premesse per l’ avventura della partenza per la crociera del 2016 erano le seguenti.
Le previsioni dei vari bollettini associati ai vari siti consultabili sul web davano per la serata e la notte tra domenica 12 e lunedì 13 giugno il passaggio sul Nord Est d’ Italia di un fronte associato a fenomeni temporaleschi in via di attenuazione e di progressivo spostamento verso SE (Istria).
Già da qualche giorno l’ instabilità era presente ed era giustificato attendere un miglioramento delle condizioni.
La partenza per la crociera, stabilita per il sabato (il giorno precedente), era stata fatta slittare alla domenica sera proprio con la certezza dell’ esaurirsi di tali fenomeni.
Così, dovendo sfruttare per l’ uscita il colmo della marea alle ore 18 di domenica e non avendo altra possibilità per altre 24 ore data la luna in quadratura (questa è una prerogativa riservata alla darsena dove tengo la barca) non restava altro che partire avendo la notte davanti.
Ovviamente l’ equipaggio era stato informato della situazione ma, trattandosi degli amici frocieristi, la risposta era stata unanime: “si va senza attendere una ulteriore giornata”.
Per la verità la faccenda della marea che avrebbe impedito di lì a poco un eventuale dietro-front con rientro in porto era tutt’ altro che piacevole, ma il ragionamento nella testa del comandante era il seguente: “da qualche giorno passano i temporali sempre diretti da NW verso SE; le previsioni danno miglioramento ed esaurimento dei fenomeni in serata; la rotta tra Eraclea e Poreč va da NW verso SE; è possibile che ci accodiamo dietro il fronte temporalesco e che attraversiamo l’ Adriatico insieme a lui standocene in coda”.
Oh, senza dubbio un bel ragionamento…che però non è detto che anche le nuvole seguano con diligenza.
Infatti ciò che i vari bollettini non avevano fornito (perchè non in grado di farlo) era la stima della velocità di spostamento della perturbazione.
Così la partenza è sostanzialmente avvenuta con una situazione di calma.
Prima del calar del buio però, vale a dire circa per le prime 2 ore e mezza, sulla nostra rotta si sono fatti trovare puntualmente tre temporali diversi, provenienti due da N e uno da SE (?), che però sono stati schivati con piccoli aggiustamenti di rotta. 
La meraviglia suscitata dal solitario temporale proveniente da SE è durata poco, infatti col calar del buio la faccenda si è ingarbugliata assai.
Altri quattro temporali, dotati di fronti abbastanza compatti, si sono formati in rapida successione  più a N di noi e sono scesi verso S incrociandoci la rotta.
Un bel pasticcio, se mi è consentito il termine !
Per la verità non erano temporali con raffiche di vento violente, ma erano carichi di acqua e di fulmini cosicché, invece di avanzare dietro a loro con la loro stessa velocità (come il sottoscritto comandante aveva sperato), praticamente siamo passati sotto a tutti a circa 6 nodi e mezzo (come il sottoscritto comandante da strapazzo non averbbe voluto fare).
Gli appuntamenti temporaleschi sono stati tutt’ altro che piacevoli e mi hanno fatto capire che quella sera la velocità di spostamento dei fronti era stimabile in 5 nodi circa, poco meno di 10 Km/h.
Se avessi saputo di tale lentezza naturalmente avrei aspettato ancora un giorno prima di mollare gli ormeggi.
Infatti, a parte gli scrosci di pioggia anche violenti, l’ accompagnamento dei fulmini è stato molto sgradevole e soprattutto pericoloso; uno, caduto molto ma molto vicino, ha mandato in tilt l’ autopilota Raytehon (che per fortuna si è comunque ripreso il giorno dopo) e ha fatto venire i capelli dritti al sottoscritto (il fulmine, non l’ autopilota).
Ovviamente il sottoscritto se ne stava al timone ingiubbottato nel salvagente e legato al pulpito di poppa con la cintura, mentre il resto dell’ equipaggio era sotto coperta.
Lasciatemi dire però che in tale situazione il pensiero di 18 metri di palo di alluminio quale unico conduttore elettrico metallico per miglia e miglia sopra la superficie del mare e collocato a circa 6 metri dal timoniere non ha infuso in lui alcuna tranquillità….
Gli ultimi due temporali prima dell’ atterraggio sono stati attraversati mentre al timone c’ erano altri due distinti membri dell’ equipaggio, anch’ essi ingiubbottati e legati: era infatti impossibile rimanere asciutti nonostante le cerate e la successione dei cambi è stata quanto mai gradita.
Unico fatto positivo è stata la gentilezza dell’ ultimo temporale che ci ha lasciati a 7-8 M dall’ arrivo, e pertanto le luci di Poreč per l' atterraggio sono state ben visibili: in particolare il fanale verde sul molo foraneo al quale bisogna passare vicino per evitare lo scoglietto situato proprio in mezzo all’ ingresso.

 

Quest’ ultimo è dotato di fanale bianco che però, con tutte le luci del paese di dietro, non si riesce mai ad individuare fino a quando non lo si è passato.
Beh, una “bella esperienza” proprio non la definirei.
Direi che si è trattato piuttosto un’ “esperienza scriteriata” o di un episodio da “vita spericolata” alla Vasco Rossi.
Su questo mare (alto Adriatico) è molto ma molto difficile prevedere come si sposterà un temporale o un tromba d’ aria.
Sono anni che nella mia limitatezza di uomo osservo ciò che succede quando il temporale si forma e non sono ancora arrivato ad alcuna conclusione.
Le velocità di formazione, l’ innalzamento della colonna cumuliforme, l' agglomerarsi e il caricarsi con altre masse d’ aria vicine, lo scegliere una “rotta” invece che un’ altra, addirittura il sostare o il regredire sono per me ancora azioni misteriose e imprevedibili che i temporali da queste parti fanno abitualmente.
L’ arco Alpino, la pianura Padano-Veneta, la porta della bora (Carso Giuliano), le colline dell’ Istria, con tutte le loro svariate combinazioni di temperature e umidità diverse e quindi di moti convettivi e percentuali di vapor d’ acqua diversi, compongono una miscela variabile di ora in ora che è molto complessa.
In particolare quando il temporale ha lasciato le Prealpi ed arriva al litorale Veneto, trova davanti a se’ una manciata di miglia di mare (che in genere ha una diversa temperatura della terra) e dopo qualche ora si trova davanti la costa Istriana (che in genere ha una diversa temperatura del mare).
Poi, sopra l’ acqua, l’ aria è più umida per l’ evaporazione della stessa acqua, mentre sopra la terra il carico di umidità è ridotto…ma non sempre, perché esistono anche i boschi dove può essere piovuto poche ore prima.
Già solo queste banali considerazioni fanno capire quanto complessa possa essere la situazione per le masse d’ aria in movimento.
Per esempio mi è capitato di osservare le variazioni di rotta delle trombe d’ aria quando lasciano il litorale Veneto, oppure la regressione dei temporali sopra Pola.

 

Insomma lasciatemi dire che la navigazione attraverso i golfi di Venezia e di Trieste e sul Kvarner è tutt’ altro che facile: avviene senza alcun problema solo con un anticiclone stabile e praticamente in bonaccia, altrimenti c’è sempre da stare attenti.
C’è di buono (se di buono si può parlare, perché è un concetto assai relativo) che le difficoltà nella navigazione possono essere sinteticamente ricondotte a due situazioni: il temporale e la bora improvvisa e forte.
Le trombe d’ aria con venti da 60 Kn e oltre (se è di giorno) si vedono bene e in genere si possono evitare perché occupano una striscia ristretta a qualche centinaio di metri e viaggiano piuttosto lentamente: 5 – 10 Kn.
Lo scirocco difficilmente supera i 30 Kn, alza un’ onda notevole perché il Fetch è grande (500-600 M), ma è prevedibile perché è associato all’ arrivo di una perturbazione e soprattutto è stabile di direzione.

 

Invece il temporale può creare seri danni: come detto non si sa bene che strada prenderà, né se la prenderà; le prime raffiche possono arrivare a 50-60 Kn, può scaricare i fulmini (quindi creare danni agli impianti a bordo) insieme a molta acqua o grandine. Può abbassare improvvisamente la temperatura di 15-20 °C, ma dopo una decina di minuti può tornare tutto come prima.
Così come la bora, quando improvvisa e forte, crea problemi di navigazione non indifferenti.
Come è arci noto è una caratteristica che giunge dal golfo di Trieste, praticamente senza farsi troppo bene annunciare.

 

In pochi istanti può passare da 0 a 40-45 Kn (verso Trieste anche 50-55 Kn, per non parlare nei pressi della catena del Velebit dove può toccare gli 80 Kn) quindi può strappare le vele e, dopo qualche minuto, il mare nel golfo di Venezia è già alto e ripidissimo. Poiché il Fetch è limitato a circa 40 M, l’ onda supera difficilmente i 3-4 m, ma ha la caratteristica di “prendere a sberle” la barca perché è molto ripida e frangente.
E’ molto facile infatti che alcune creste entrino in pozzetto, riempiendolo in un attimo.
La bora può durare tutto il giorno o continuare anche per qualche giorno ed ha l’ ulteriore caratteristica di soffiare a raffiche.

 

Insomma, l’ unico modo che ho per consolarmi dalle mie “cavolate” è che in Alto Adriatico l’ imprevedibilità meteo è di casa ma, poiché nel bene e nel male ci vado a spasso da 50 anni, è comunque cosa alquanto vergognosa. 

Per farmi pedonare di tutto questo pessimismo, pubblico una serie di foto del solito Luciano Michielin che sono testimonianza di atmosfere molto più "paradisiache".

       

Bene, nell' augurare a tutti un Buon 2017 confido - dopo morto - di assaporare la grande tranquillità che finalmente la conoscenza del "sapere" sa offrire.

Mi seccherebbe molto però che San Pietro vedendomi mi dicesse: 
“Oh, fratello Marco, benvenuto!... Mettiti comodo che fra un po’ ti facciamo il processo per vedere dove assegnarti…Intanto goditi "il sapere" che tanto d’ ora in poi imprevisti non ne avrai più....   Ah, ti avverto però che una sola cosa non ti faremo mai conoscere: come si spostano i temporali in Alto Adriatico!”

 

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