MA PERCHE' .... ?
Ti
ricordi, o fedele lettore, l’ articolo dello scorso settembre 2016 laddove
facevo un parallelo tra la qualità del lavoro
di un grosso fornitore di
attrezzature nautiche di Bremen e quella di un anonimo artigiano di Calatafimi
?
Ebbene,
Marioalbertogianniandreatemistocle - lettore che mi ha chiesto di mantenere l’
anonimato – mi ha scritto la seguente lettera.
Gentile ing. Scarpa, leggendo il suo ultimo
articolo di settembre non ho potuto fare a meno di pensare ad uno dei miei
ultimi acquisti fatti presso il fornitore tedesco che cita.
In particolare ho ordinato 2
giubbotti autogonfiabili molto venduti e pubblicizzati (e non di primo prezzo)
con relative cinture di sicurezza (discorso a parte meriterebbero i giubbetti
autogonfiabili sui quali ora come ora non son più convinto dell'effettiva
efficacia).
Essendoci mio malgrado molto spesso in mezzo, non ripongo particolare fiducia
nei sistemi di certificazione di qualità e nelle marchiature, tuttavia, dato
che c'è una normativa che mi impone di dotarmi di dispositivi di protezione
individuali marchiati CE pretendo che chi me li vende (in particolare se
blasonato) mi fornisca prodotti CE (se non altro per evitare multe fatte per
far cassa).
Orbene appena ricevuto il
"pacco" non ho potuto non notare che tutte le marchiature
stampigliate negli autogonfiabili, nonché nelle istruzioni o etichette erano
con le lettere CE attaccate tipiche dei China Export. Mi sono quindi premurato
di contattare il fornitore richiedendogli fra l'altro il certificato di
conformità che non era altresì presente nella confezione. Mi ha fatto strano
inoltre che non c'era scritto "Made in Estonia" ma bensì un molto
vago "Manifactured by XXXXX, Estonia".
Dopo svariate mail,
telefonate e solleciti dove mi è sempre stato risposto molto gentilmente che mi
ringraziavano per l'interessamento, che si sarebbero informati, di stare
tranquillo che è il più grande produttore europeo di autogonfiabili, il tutto
si è concluso con un: "Il nostro responsabile prodotti mi ha confermato al
100% oggi la validità dei prodotti e del simbolo su di essi riportato. La
ringraziamo della segnalazione e restiamo a Sua disposizione via email o
telefonicamente".
In sostanza ci hanno messo 15 giorni per darmi una risposta in cui nessuno si
espone e nessuno mi manda un certificato di conformità che alla fine era
l'unica cosa che avevo chiesto.
Per quieto vivere e per non
perdere ulteriormente tempo ho lasciato perdere la questione nonostante la non
risposta.
Alla luce di tutto non posso quindi che essere pienamente d'accordo con lei
riguardo alla storiella dell'artigiano e della certificatissima ditta tedesca!
Quanto a Germania e Trinacria... no, non sono affatto sicuro del risultato
scontato.
Saluti e buon vento.
Che
dire?
Un
bel po’ di domande sorgono nel mio cervello e forse anche nel tuo, o perplesso
lettore.
Il
sistema qualità di un’ azienda funziona ?
Il
sistema qualità di un’ azienda è utile ?
C’è
differenza tra un prodotto certificato CE e non ?
C’è
differenza tra un prodotto certificato CE e uno “certificato” China Export ?
La
Comunità Europea costruisce meglio della Cina ?
La
Comunità Europea costruisce veramente ciò che certifica ?
La
Comunità Europea costruisce ?
Ma
poi, in definitiva, a me che navigo cosa serve veramente ?
Cosa
serve veramente alle pattuglie di Guardia Costiera, Guardia di Finanza,
Carabinieri quando mi controllano le dotazioni di sicurezza ?
Quale
valenza ha in pratica la marcatura CE sui giubbotti ?
Quel
legislatore che ha scritto e firmato la norma di aggiornamento sulla dotazione
di sicurezza è a bordo con me o sta nel suo ufficio ?
E’
corretto che lui si debba responsabilizzare per me che sono il comandante della
mia unità da diporto ?
E
promulgando una norma di che cosa lui effettivamente si responsabilizza ?
Se
mi si annega un membro dell’ equipaggio in primo luogo la responsabilità non è
comunque mia, marcatura CE o non marcatura CE ?
Credo
che potrei andare avanti ancora con le domande, che sono più dubbi che domande,
ma ciò probabilmente non ci farebbe procedere oltre col buon senso.
Vorrei
però provare a rispondere a qualche dubbio…..
Il
sistema di qualità di un’ azienda funziona se si produce in modo onesto e
corretto, cioè senza fregare sulla qualità dei materiali e attuando i processi
di lavorazione così come il progetto del prodotto impone.
Il
sistema di qualità di un’ azienda (che elenca ciò che occorre per fare e come lo
si deve fare affinché in qualsiasi momento un’ altra persona sia in grado di
produrre allo stesso modo) è perfettamente inutile se non si produce in modo
onesto e corretto.
La
differenza tra un prodotto certificato CE e non certificato CE può non
consistere nella qualità, ma consistere solo in un timbro o una targhetta che
possono assolutamente e facilmente essere contraffatti.
La
differenza tra un prodotto certificato CE e uno “certificato” China Export può
essere nulla, in quanto una ditta europea può comperare quello stesso prodotto
fatto in Cina e marcarlo CE (…e chissà quante volte è già successo e
succederà).
La
comunità Europea costruisce meglio della Cina ? La Comunità Europea costruisce veramente ciò
che certifica ? La Comunità Europea
costruisce ?...
Non
ho dati con cui supportare delle risposte valide, il ventaglio delle varie
produzioni diventa troppo largo.
So
per certo che chi fa un qualsiasi prodotto vuole (e talvolta deve) guadagnarci
il più possibile, pertanto anche il luogo di produzione con tutte le sue
variabili legate all’ approvvigionamento delle risorse, alla manodopera, alle
spese di produzione, alle imposte, alla distribuzione e alla
commercializzazione, gioca un ruolo fondamentale nel guadagno (o nella perdita)
finale; quindi se produrre in Cina costa meno, chi produce nella Comunità
Europea ha una sola scelta: farlo in Cina o comperarlo in Cina e limitarsi a
commercializzare in Europa quel prodotto.
In
definitiva a me che navigo serve un giubbotto che tenga con la testa fuori
dall’ acqua un uomo caduto in mare e svenuto, che duri più anni possibile anche
se stivato in un gavone all’ umido, che sia ben visibile di giorno e anche di notte se
illuminato.
Alle
pattuglie di Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Carabinieri serve invece
che il giubbotto sia in regola con le vigenti normative, cioè che abbia
applicati i timbri o le targhette prescritte in quel momento dal politico che
ha legiferato.
A
questo punto direi che la marcatura CE sui giubbotti non ha alcuna valenza
pratica.
Il
legislatore che ha scritto e firmato la norma di aggiornamento sulla dotazione
di sicurezza non è certo a bordo con me e non ha la minima idea delle
condizioni in cui sto operando io in quel momento.
E’
semplicemente assurdo pensare che lui possa o debba responsabilizzarsi per me
che sono il comandante della mia unità da diporto; anche perché, guarda caso, lo fa
ciclicamente ogni po’ di anni promulgando varianti che impongono aggiornamenti
di timbrature e di prestazioni, come se le persone dopo 5 o 10 anni avessero
bisogno di prestazioni diverse per potere stare a galla.
Promulgando
una norma egli non assume comunque alcuna responsabilità né civile né penale,
se non una piccola eventuale responsabilità di carattere elettorale.
Sì,
se mi si annega un membro dell’ equipaggio in primo luogo la responsabilità è
mia, sia che io abbia dotato la mia barca di giubbotti marcati CE o meno.
Normativa
Giubbotti di Salvataggio Circolare
Ministeriale 18/03/2009
Le nuove
normative in materia di sicurezza sui dispositivi di galleggiamento ed i
giubbotti di salvataggio, valide solo in Italia e non nel resto
dell'Unione Europea, sono state pubblicate e rese effettive con la
Circolare Ministeriale del 18/03/2009: le EN 393, 395, ...In vigore da oltre 10
anni sono state sostituite con le Nuove EN ISO 12402.
LIVELLO PRESTAZIONALE E NORMA DI
RIFERIMENTO |
CONDIZIONI DI UTILIZZO SECONDO LA NORMA DI
RIFERIMENTO |
CRITERI DI SELEZIONE IN BASE ALLA
NORMA UNI EN ISO 12402-10 |
REQUISITI SECONDO IL REGOLAMENTO DI
ATTUAZIONE DEL CODICE DELLA NAUTICA |
|
275 |
UNI
EN ISO 12402-2 |
Attività
da diporto svolte in mare aperto e/o con condizioni meteo estreme, con
possibilità di attendere anche per molto tempo ed in acque molto agitate,
l'eventuale soccorso |
Dispositivi
utilizzabili da qualsiasi tipo di utente, che può indossare abbigliamento
pesante e/o indumenti di protezione speciali. Giubbotti
di salvataggio che forniscono un grande supporto ad un utente privo di sensi,
cosicché se necessario ruoti e mantenga le vie aeree libere anche in acque
molto agitate. |
Dispositivi idonei ad ogni utilizzo. |
150 |
UNI
EN ISO 12402-3 |
Attività
da diporto svolte in mare aperto e/o con condizioni meteo sfavorevoli, con
possibilità di attendere in sicurezza l’eventuale soccorso anche in acque
agitate |
Dispositivi
utilizzabili da qualsiasi tipo di utente, che può indossare abbigliamento
adatto al maltempo. Giubbotti di salvataggio che forniscono un buon supporto
ad un utente privo di sensi, cosicché se necessario ruoti e mantenga le vie
aeree libere anche in acque agitate. |
Requisiti
minimi per: navi da diporto adibite al noleggio (Allegato VIII); imbarcazioni
da diporto adibite al noleggio (Allegato IX); imbarcazioni e natanti da
diporto adibiti a noleggio “entro le 12 miglia” (Allegato X). TUTTE LE
UNITA' CHE SVOLGONO NAVIGAZIONE OLTRE 6 MIGLIA NAUTICHE DI DISTANZA DALLA
COSTA DEVONO AVERE A BORDO CINTURE DI SALVATAGGIO COME REQUISITO MINIMO AL
LIVELLO PRESTAZIONALE 150 |
100 |
UNI
EN ISO 12402-4 |
Attività
da diporto svolte in acque interne e/o costiere, in condizioni meteo molto
favorevoli, con possibilità di attendere ’eventuale soccorso in acque calme |
Dispositivi
per utenti non necessariamente capaci a nuotare e che indossino abbigliamento
leggero. Giubbotti di salvataggio che forniscono un supporto minimo ad un
utente privo di sensi, cosicché se necessario ruoti fino ad avere le vie
aeree libere. |
REQUISITI MINIMI PER IMBARCAZIONI CHE
SVOLGONO NAVIGAZIONE DAI 300 METRI DALLA COSTA ED ENTRO LE SEI MIGLIA
NAUTICHE O IN ACQUE INTERNE DEVONO AVERE A BORDO CINTURE CON REQUISITO MINIMO
LIVELLO PRESTAZIONALE 100 |
50 |
UNI
EN ISO 12402-5 |
Attività
sportive e ricreative, in acque interne e/o in mare, svolte sottocosta e con
possibilità di ricevere un immediato soccorso. |
Dispositivi
per utenti capaci a nuotare. Non sono giubbotti di salvataggio ma aiuti al
galleggiamento. |
Requisiti
minimi per utilizzatori di tavole a vela, acquascooter e unità similari. Da indossare permanentemente. |
Poiché
il tutto è un bel pacchettino volutamente intricato come solo la normativa
comunitaria sa fare, ecco che il Comando Generale delle Capitanerie di Porto ha
emanato delle “circolari esplicative” n° 68485 del 28.07.2009 e n° 94937 del
07.11.2009 che riporto di seguito contenute nel seguente estratto dal sito della L.N.I.:
A
questo punto, caro lettore, non so se le mie risposte abbiano portato
un
contributo alla tua scelta dei giubbotti di salvataggio (o al
mantenimento di quelli che hai già a bordo); so però che
ancora una
volta nella mia mentalità di ingegnere e navigante solo la pratica detta
la vera legge del mare.
Quindi
se prego due membri del mio equipaggio (magari sia il più pesante che il più
magro, che ha meno riserve di grasso) di gettarsi in acqua con il giubbotto che
ho a bordo e di fingere di essere svenuti e verifico che la loro bocca e il loro
naso siano ragionevolmente distanti dalla superficie dell’ acqua, io mi sento
tranquillo perché più di così non posso fare; e quel giubbotto per me funziona
indipendentemente da quello che potranno affermare Guardia Costiera, Guardia di
Finanza e Carabinieri.
Mi
facciano pure una montagna di verbali secondo il loro umore o secondo il loro
senso della legalità, io continuerò ad usare quel giubbotto perché in esso ho
riposto la mia fiducia di comandante di unità da diporto.…E non la riporrò in
un altro giubbotto pieno di timbri a meno che non mi fornisca le stesse
prestazioni.
In
altre parole io mi fido del collaudo che io faccio, non di quello eseguito non
si sa da chi (nei timbri e targhette non c’è scritto) su un prototipo che
può benissimo essere diverso da quello che ho acquistato al negozio.
Chi
mi assicura infatti che tra prototipo e prodotto commercializzato la riserva di
galleggiabilità sia la stessa, le cuciture siano le stesse, le fibbie e le
cinghie siano le stesse, il filo o il sigillante sia lo stesso ?
Risposta:
solo l’ onestà e il rispetto per gli altri del fabbricante.
E
allora ritorniamo a quanto scritto nel settembre 2016.
Tutta
questa accozzaglia di norme non seve a nulla.
Ma
se la legge giustamente dice che la responsabilità è comunque mia di
comandante, perché non sono libero io di scegliere le dotazioni in cui io ho
fiducia perché io le ho provate ?
Ma
perché…?
E' nel link che segue: si tratta del seguito dell' articolo del mese scorso, quello sui temporali,
che non poca impressione hanno lasciato nel sottoscritto e nell' equipaggio di Siddharta!