L’ anno scorso avevo
proposto di mandare in pensione questo sito una volta raggiunto il
traguardo dieci anni, ma alcuni di voi -
bontà loro - mi hanno fatto desistere.
Tra essi ringrazio in particolare il
dott. Gigi Papagni di Bisceglie che, tra l' altro, mi ha dato spunto per l’ articolo seguente.
Ringrazio inoltre Giorgio Minganti di cui vi invito a visitare il blog: sipuoparlare.blogspot.it
Quindi tirerò avanti finché avrò ancora
spunti di fantasia e soprattutto morale alto per scrivere (ma vi
assicuro che è piuttosto basso)!
So
di innumerevoli libri e articoli di giornali sull’ argomento, dove si disserta
affabilmente su pietanze “semplici” che si “preparano in un attimo” e dove il
particolare della “barca sbandata” appare come un superfluo intrattenimento per
colui o colei che se ne sta vicino ai fornelli.
Tutta
l’ attenzione degli autori sta infatti nel consigliare i lettori su che cosa
usare per farcire le tartine o i crackers e soprattutto sui vantaggi che l’ uso
della pentola a pressione scatena.
Da
parte mia, pregiatissimo dott. Papagni, ritengo che il cibo di bordo sia una
cosa ancor più personale dello spazzolino da denti; non esiste e non può
esistere una ricetta (o un insieme di ricette) che possa andar bene per tutti,
pertanto la cambusa che sta all’ origine delle pietanze diventa cosa
altrettanto personale.
L’
unica cosa che posso qui scrivere è ciò che ho fatto io in tutti questi anni,
guardandomi bene però dal consigliarlo a tutti.
Chiedo
quindi al paziente lettore di prendere ciò che segue come uno scherzo, una
specie di racconto da “diario di bordo” che può andare bene come no, può
piacere come no.
Tolti
i miei primi 20 anni di vela (dai 10 ai 30 anagrafici) in cui ho navigato su
derive (dove la preoccupazione della cucina non esisteva perché ben più
importante era quella di correre il più forte possibile e di mantenere l’
albero fuori dall’ acqua), per i restanti 30 (oggi ne ho 60 anagrafici) ho
avuto a che fare con la cucina di bordo.
(Però,
50 anni di vela sono proprio un bel traguardo !!!)
Lo
stress più grande che ho dovuto affrontare cucinando a bordo è stato quello del
GPL: sapere di aver a che fare con un nemico subdolo che - se c’è - giace a
pagliolo e può incendiarsi da un momento all’ altro, non mi ha mai fatto stare
tranquillo. Tant’ è che ci ho scritto anche sopra qualcosa, mi pare nel
dicembre 2012.
Tolto
questo, non ho ricordi di aver mai adoperato a bordo una pentola a pressione !
La
pentola a pressione è un’ invenzione fantastica, ma purtroppo a me ricorda l’
inverno.
E’
d’ inverno infatti che ho sempre gustato gli stufati, i cotechini bolliti, le
minestre di legumi, tutte pietanze gustosissime che si apprezzano soprattutto
quando fuori c’è il vento che ulula tra i rami secchi degli alberi e sul porta-frutta
posizionato sul tavolo del soggiorno fanno bella mostra di sé arance e
mandarini.
Ma,
francamente, pensare a queste ricette in crociera in pieno luglio mi disturba.
Sicché
non ho mai - ma proprio mai - sentito il bisogno in barca di avere tra le
dotazioni di cucina tale ordigno.
Ovviamente
ciò dipende dal fatto che non navigo d’ inverno.
Per
la verità mi è capitato di fare qualche trasferimento durante mesi dal clima particolarmente
rigido, sia cose brevi sia cose più lunghe, ma in tutti i casi – trattandosi
di trasferimento – l’ equipaggio era formato da soli e pochi uomini dediti alla
cioccolata, al the caldo, ai biscotti e a qualche sorsata di super alcolici,
per poi finire la sera (o il giorno dopo) ad abbuffarsi al ristorante.
Quindi
ritengo opportuno tornare alle mie limitate esperienze di crociere familiari
nei mesi estivi.
Sull’
argomento ho notato tre modalità di svolgimento del tema “cucina” decisamente
diverse:
- Caso
A: crociera con amici (soli uomini);
- Caso
B: crociera con famiglia o con coppie di amici (mariti-mogli o morosi-morose),
- Caso
C: in solitario.
Racconterò
brevemente le mie esperienze in merito.
Caso
A – Crociera con amici maschi.
Lo psico-chef di Siddharta, impegnato in uno spezza-digiuno
E’
raro che la sera non si vada al ristorante, quindi la cucina di bordo funziona
dalla prima colazione a metà del pomeriggio, con numerosi intermezzi di cui si
dirà più oltre.
La
colazione è molto varia: c’è chi ama il latte, chi non può vivere senza caffè,
chi invece opta per lo yoghurt, ma quasi tutti bevono anche del the.
Il
companatico, costituito da biscotti o fette biscottate spalmati di ogni ben di
Dio, si alterna bene con altre diavolerie tipo noci, mandorle, muesli, per
finire talvolta anche con un bicchier di vino, perché c’è sempre qualcuno che
lo apprezza anche la mattina !
Poiché
la mattina si presuppone che la barca sia ferma (legata all’ ormeggio del
Marina o al gavitello della baia) non v’è alcun problema di preparare
qualsivoglia bevanda o cibo.
Certo
la faccenda può essere un po’ lunga, ma la colazione è un momento importante
per tutta la giornata.
Particolare
attenzione va dedicata alle “esagerazioni”.
Talvolta,
tra amici, prevale la voglia di strafare (probabilmente per godere di un
momentaneo e desiderato senso di libertà) e, per esempio, c’è chi si abbuffa di
mandorle e arachidi così da mettere in serio repentaglio l’ evacuazione fecale
giornaliera, oppure chi si azzarda già alle prime ore del giorno a stuzzicare
l’ appetito con una acciuga.
Per
quel che riguarda il pranzo c’è poco da dire: a metà della giornata in genere
si naviga, quindi (e saggiamente) gli amici in barca optano per una serie di
“spezza-digiuno” articolati lungo la mattina e il pomeriggio.
Si
tratta di una serie di spuntini, che può anche non avere soluzione di
continuità, bagnati con una bottiglia di vino o un bicchiere di birra: non
esiste regola alcuna, nel senso che non esistono ricette precostituite: dalle
fette di pane abbrustolito sulla padella con burro e acciughe (birra chiara),
ai crackers sovrapposti farciti da una fetta di soppressa (Prosecco d.o.c. di
Valdobbiadene), ai grissini che fanno da perno alla fetta di prosciutto crudo
di San Daniele (Pinot grigio dei Magredi - Grave del Friuli), alla fetta di
pane fresco con pezzetti di Asiago mezzano (Raboso Rosé).
Qualche
amico può esagerare usando birra scura insieme a soppressa e acciughe (a very
big freedom) ed io non ho mai avuto il coraggio di fermarlo.
La
sera, come detto, c’è il ristorante.
Può
sporadicamente capitare che la baia dove si sia arrivati ne sia sprovvista, è
raro ma può succedere; in tal caso ovviamente si prepara la cena a bordo.
Poiché
c’è sempre qualcuno cui piace preparare da mangiare, il risultato è notevole:
ho assistito alla preparazione di qualsiasi tipo di pastasciutta (anche quella
volta che se n’è andata tutta a mare scolando la pasta fuori bordo col
coperchio forato che non è stato trattenuto), di teglie di pomodori gratin al
forno, di frittate ripiene di un po’ di tutto (soprattutto di scatolette
scadute trovate in fondo ai gavoni), di patate arrostite con molto ma molto
rosmarino, il tutto comunque a barca rigorosamente ferma.
Il
segreto della riuscita di queste cene viene sempre misurato in termini di
bottiglie di vetro di vino vuote da sbarcare….E non ho mai visto una cena che
riesca male !
Caso
B – Crociera con famiglia e coppie.
Le donne a bordo, ovvero la dieta perenne
La
cambusa è molto diversa dal caso precedente.
Ci
sono le donne.
La
colazione non è un abbuffarsi di sostanze diverse, ma diventa un cerimoniale.
Il
caffè deve avere la giusta cremosità e deve venir sorbito su un tipo
particolare di tazza e solo su quello.
Per
non parlar del the, o meglio della tisana, che deve rispondere a precisi canoni
quasi farmacologici.
La
tal rivista, il tal libro, il tal trattato di genetica e medicina orientale,
sono l’ argomento di conversazione durante l’ assorbimento della bevanda
mattutina e della tartina biologica a base di fibre disidratate del Madagascar.
Il
muesli, sia come cibo che come argomento, può tener banco a lungo e la
colazione può protrarsi per qualche ora, modificando ovviamente la navigazione
prevista per la giornata.
Se
volete aver successo dovete tenere a bordo una collezione completa di infusi
più o meno induisti, dagli odori miscredenti e dalle tonalità di colore poco
credibili.
Forniranno
cerimoniali e discussioni a non finire, tanto che alla fine potrà succedere che
sarete costretti a starvene in banchina per tutto il giorno rinviando la
navigazione al giorno successivo.
Il
resto della giornata non prevede alcuna forma di spezza-digiuno, pertanto gli
ingredienti di cui sopra (acciughe, soppressa, formaggio Asiago ecc.) non
servono.
Un
pacco di crackers farà parte della dotazione di bordo perché “non si sa mai che
restiamo senza pane”, ma in genere non verrà aperto e sarà destinato a scadere
nel gavone stagione dopo stagione.
Il
pranzo si salta, soprattutto se si naviga.
Non
ho mai incontrato una donna che non sia in dieta.
Probabilmente,
se non lo è, non è una donna.
Quindi
si passa invariabilmente alla cena, a meno che a bordo non vi sia qualche
ragazzino (figlio) che ovviamente a metà pomeriggio non ce la fa più.
Ma
allora si provvederà comunque con gli stessi ingredienti della colazione della
mattina, magari con la variante di una scatoletta di tonno o di un paio di
cucchiaiate di Nutella sopra una fetta biscottata.
La
cena non è detto che si svolga al ristorante anzi, forse ci si va più spesso
quando si è con gli amici uomini che non quando si è con le donne.
E’
che la sera lo spirito materno condito con la voglia di “far vedere agli altri
che cosa si è capaci di fare” conduce la donna a voler cucinare.
Ovviamente
a barca ferma e con gli uomini fuori a chiacchierare o a far lavori, comunque
ben lontani dalla cucina.
Il
merito infatti delle pietanze cucinate deve essere rigorosamente delle donne
così, e solo così, dopo qualche mese potranno raccontare agli amici e alle
amiche di quanto sono state valorose nel cucinare a bordo di una barca.
Potrà
succedere comunque che nonostante l’ appetito accumulato (che a sera inoltrata
si sarà trasformato decisamente in fame) la cena sarà pronta con un certo
ritardo: e non si tratterà comunque di tacchino farcito o braciole di maiale
con funghi e polenta, ma di riso Basmati con burro e limone.
Le
esigenze della dieta infatti saranno sempre presenti, anche a cena.
Anche
a cena le dissertazioni supereranno la consistenza delle portate, in
particolare verteranno sulla opportunità di mantecare il riso o meno, oppure
sulla percentuale di miscela tra burro e limone (in sua vece qualche donna a
bordo suggerirà il lime, perché “Alle Barbados lo fanno con il lime, ed è
squisito”).
Il resto delle dissertazioni riguarderà i complimenti reciproci
tra donne (e non si sa quanto autentici) sulla larghezza delle cosce e
sulle sporgenze dei fianchi.
Insomma,
agli uomini non resterà che bere, bere e bere !
E
poi andare molto tardi al ristorante passando per una gelateria con una scusa qualsiasi.
Caso
C – In solitario.
In genere il "solitariato" coincide con i trasferimenti invernali...
E’
il trionfo della libertà, non solo culinaria.
Mi
è capitato di gustarla in qualche rara occasione di trasferimento invernale, in
solitario appunto.
Qui
tutto è ammesso, senza alcuna regola.
Una
volta ho cenato con una minestra Knorr molto calda - dose per tre persone - e
basta; poi me ne sono andato a letto e in cabina ho dormito con una temperatura
interna di +1 °C.
Un’
altra volta ho pranzato con pane, tonno, cioccolata e birra, eppure sono ancora
vivo e garantisco che ho digerito tutto.
Direi
che la cambusa del solitario per brevi navigazioni consiste semplicemente nel
“far fuori ciò che è avanzato” dalle crociere precedenti.
Del
resto in tali situazioni a me va bene tutto; ciò che mangerò diventa proprio l’
ultima delle mie preoccupazioni.
Mantenere
un corretta idratazione (è lo stomaco che me lo dice con i suoi messaggi) e
trangugiare il giusto grado di calorie (sono le mani che me lo dicono con la
loro temperatura) sono le uniche due cose che contribuiscono a formare la
cambusa del navigatore solitario.
Naturalmente
si tratta di un navigatore solitario di basso livello, quale sono io e numerosi
altri tra voi; non si tratta certo di un navigatore solitario sul serio, come di
chi fa il giro del mondo !
Riassumendo,
per quanto riguarda l’ argomento della cucina e della cambusa di bordo direi
che non ho proprio alcun criterio standardizzato: persino la pianificazione
delle bevande pro-capite, prima di andare a fare spese al supermercato, la
considero abbastanza inutile.
Per
anni ho cercato di prevedere quante bottiglie di acqua, quante di bibite,
quante di birra, quante di latte occorrevano prima di partire e alla fine ho
sempre miseramente fallito il conto: o c’era troppa roba, o ce n’ era troppo
poca.
Il
fatto è che un’ estate non è mai uguale all’ altra: una settimana calda e afosa
e una settimana di venti freschi e asciutti possono far variare il consumo
delle bevande anche del doppio (o della metà, secondo il caso) non solo, ma
talvolta qualche invitato alla crociera porta con sé una scorta di bottiglie che
tu non avevi proprio previsto.
Ah,
una cosa mi viene da aggiungere e probabilmente l’ ho già sottolineata più
volte in altri articoli che ho scritto: si tratta della navigazione notturna.
Se
si pensa di farla (o se ci si è costretti) e non la si è mai fatta, occorre
considerare che in mare la notte fa proprio molto freddo, anche nella piena
stagione estiva.(*)
Quindi
occorre attrezzarsi di conseguenza, con merendine caloriche, cioccolato e
alcoolici.
Non
date ascolto alle donne ! Potrete
sempre smaltire il tutto con una bella nuotata l’ indomani.