Ancora qualche riga di pazienza e lo scoprirete, non prima però di avervi augurato un Buon Natale...
Vi
auguro un
Buon Natale che non sia quel che è, cioè un augurio pieno
zeppo di pestaggi, violenza, omicidi più o meno
preterintenzionali, stupri, accoltellamenti alle donne, defenestrazioni
dei
figli, scene raccapriccianti di violenze inimmaginabili nei film, nei
social,
nei telefonini dei nostri giovani, nei trailer, nei videogiochi,
persone
schiacciate, teste mozzate, busti disintegrati, sgozzature sommarie per
strada e nelle chiese. E poi ancora che non sia scoperture di
fosse
comuni, di teschi e tibie lasciate marcire da qualche dittatore
travestito da
democratico presidente, di teschi e tibie interrate perché
infettate da un virus
che si poteva benissimo non ignorare. E poi ancora che non sia
chilometri quadrati di foreste
incendiate, chilometri cubi di ghiacciai squagliati, città
rivierasche sommerse
(e relative difese a mare collaudate?), priorità al guadagno
piuttosto che alla salute, come se da moribondi incapaci di
respirare si pensasse ancora comperare un suv nuovo. E poi
ancora che non sia dilagante ipocrisia politica delle autonomie
regionali che pretendono
di essere governate senza prendersi responsabilità alcuna,
ma nello stesso tempo contestando di non essre abbastanza
autonome… E potrei andare avanti molto di più....La
realtà supera
sempre più la fantasia.
Quel che posso fare nella mia ingenuità è comunque
augurarvi un Buon Natale, mascherato, precauzionato, isolato, ma BUONO,
senza propaganda sulla vostra mascherina sbandierata come fosse un
manifesto pubblicitario di appartenenza a una qualche setta o
inneggiante a qualche deficiente pieno di complessi. Gesù
non è nato in una torre vetrata e tutto faceva meno che pensare
a se stesso.
La motivazione a scrivere questo articolo mi è venuta da un episodio casalingo che ho vissuto la scorsa estate.
I protagonisti sono
un mio cliente (che stimo molto e che praticamente si è trasformato in un
amico) e il sottoscritto.
L’ episodio è “casalingo”
perché è stato da me vissuto standomene a casa, ma è soprattutto nautico perché
il mio cliente invece navigava.
Devo fare una breve
premessa.
Circa un anno fa Maurizio che già ho citato nelle pagine di questo sito compera una barca a vela a La Spezia
per la quale fornisco la mia opera di perito in una giornata piovosissima come solo il Libeccio sa fare in Liguria.
Con qualche ulteriore
peripezia causata da un broker del posto sedicente professionista in
tutto ma
in realtà assai poco professionale (e su questo è meglio
stendere un velo pietoso) l’ acquisto va in porto e il mio
cliente decide di portare la barca
in nord Adriatico con le ferie estive del 2020 (praticamente tra la
curva contagiosa di primavera e quella di autunno).
Murizio partequindi da quel lembo
estremo di Liguria che è già quasi Toscana, scende il Tirreno, aggira la Calabria, risale la Puglia e,
al Gargano come ha previsto, traversa e arriva in Croazia a Lastovo.
Lo seguo da casa,
col meteo e con i consigli che mi sento di dargli.
Giunto a Hvar,
pensa bene di fare tappa a Zirje e quindi di arrivare alle Kornati e a Zut.
A quei paraggi ho
dedicato alcuni articoli nel 2009, così mi sento in dovere di sottolineargli coi messaggini telefonici i
pericoli consistenti in due scogli semisommersi e privi di segnalamento che
sono: lo scoglio Bačvica,
esattamente sulla rotta tra Zirje e Kurba Vela (la più meridionale delle
Kornati il cui nome significa letteralmente Puttana Grande) e lo scoglio
Kalafatin (dal nome sinistramente premonitore per chi sa qualcosa di carpenteria navale) esattamente all’ ingresso del
canale tra l’ isola di Kornat e quella di Zut.
Considerata la
rotta che il mio cliente intende seguire lo metto molto in guardia su “Hr Bačvica”, come risulta scritto sulla mia vecchia carta
nautica.
Hr è l’ abbreviazione croata per “hrid” che significa “roccia”...vedi immagine sotto!
NON LO TROVATE EH? ALLORA GUARDATE SOTTO,
DOVE HO TRACCIATO LA ROTTA IN AZZURRO E HO EVIDENZIATO LO SCOGLIO IN ROSSO
Lui lo cerca sul
suo “navigatore” di ultima generazione, ma non trova nulla.
Gli chiedo se a
bordo abbia la carta nautica della zona e lo invito a lasciar perdere l’
elettronica.
“Grazie ce l’ho”,
mi messaggia dalla barca, “ma sono abituato col navigatore”.
Al che mi viene
spontaneo dirgli “cambia abitudini!”
Lui esegue e finalmente
sulla carta trova segnalato lo scoglio.
Così non solo mi
ringrazia, ma il giorno seguente ci passa accanto e lo fotografa.
Col mare calmo lo
scoglio Bačvica fa
bella mostra di se’…ma con un po’ di onda o di notte lo scoglio è del tutto invisibile.
BELLO EH?
Così mi viene
spontaneo pensare le seguenti cose:
1. gli editori delle carte elettroniche, dei
navigatori, delle varie App scrivono che “lo strumento elettronico non può
sostituire la carta nautica”, così si tolgono ogni responsabilità;
2. lo skipper tuttavia è tenuto a dotare il suo
tavolo da carteggio delle carte nautiche della zona dove intende navigare;
3. lo skipper inoltre è tenuto a consultare dette
carte, o meglio a “studiarle”.
Ma quanti naviganti
diportisti lo fanno?
Studiare la carta
nautica (che a bordo ci deve essere) significa ogni giorno tracciarvi la rotta
con la matita e memorizzare con attenzione tutto quello che c’è intorno (e
sotto).
Intorno serve per
avere i riferimenti durante la navigazione (al che il GPS non serve più).
Sotto per sapere se
si va incontro a guai o no.
Ma “intorno”
significa anche essere preparati se si deve fare un cambio di rotta durante la
navigazione prevista, a causa di un imprevisto.
Se invece di andare
a Portobellissimo dove vorrei, dovessi riparare a Torre Cuccurumero quali altri
riferimenti dovrei vedere e quali altri pericoli potrei incontrare?
Oltre a ciò esiste
anche un altro “pericolo” che non è oggettivo, ma soggettivo: vale a dire la
superficialità dello skipper nel leggere...
Senza sprecare
ulteriori parole vi porto un esempio.
Le immagini che
seguono sono quelle di una notissima App che potete scaricare; volutamente vi
ho tracciato in blu la rotta di cui sopra, tra Zirje e Kurba Vela.
Fate atttenzione e guardate come nella
prima immagine ed anche nella successiva zummata lo scoglio Bačvica non sia visibile.
Occorre infatti zummare ancora, ed ecco che lo scoglio appare!
Ma se lo skipper
non zumma?
Vi ricordo che le
carte nautiche non hanno le zummate: gli scogli e le secche o sono segnalati o non
ci sono.
Le App invece per essere utili hanno bisogno delle zummate…
Ma bisogna zummare,
perbacco!
Ecco, non è che - carta
o App - stiamo perdendo questa “arte” che in definitiva significa “sicurezza”?
So che di queste
cose mi sono già occupato, ma ditemi francamente:
se il Plotter GFC 6500 con la extra-luminosità e lo schermo da 35 pollici (che è interfacciato anche col vostro forno di bordo per farvi trovare pronta una pizza) e che vi è costato 2600 Euro più altre 150 perché non siete stati in grado di collegarlo (e avete dovuto chiamare il tecnico che è dovuto venire apposta da Sclopatti a Mare) se questo dannato Plotter non vi segnala sullo schermo lo scoglietto Bačvica e ci finite sopra perdendo la barca, vi pare di avere fatto una cosa sensata?
E quanti Bačvica (cioè cime di montagnette di
pietra vulcaniche o calcaree che arrivano appena a lambire la superficie del
mare e che non hanno nessun segnale sopra) esistono in giro per i mari dove
navigate?
Pochi sì, direte, è
vero…Ma ne basta uno solo!
Quindi prima studiamo
sempre la carta e poi, casomai, usiamo la App (zummando quanto vogliamo).