Già
qualche tempo fa ho parlato del fatto che i pericoli più grandi per le nostre
barche non sono rappresentati dalle difficoltà che esse trovano durante la
navigazione, ma dai possibili urti che esse trovano nella vicinanza alla terra
e alle strutture portuali.
Raramente
un comandante di una nave è in apprensione quando naviga (a parte quando si
trova dalle parti di un uragano o di acque infestate dai pirati), ma lo diventa sempre di più quanto più si
avvicina alla terra.
Questo
per un fatto semplicissimo: le barche sono progettate per stare libere fra le
onde e non ingabbiate dagli ormeggi vicinissimo a banchine, pali, moli, catene,
scogli e banchi sabbiosi.
State
pur certi che in caso di incidente i danni maggiori (o quantomeno più
frequenti) capitano quando le barche sono vicine a riva.
Non
è facile rendersi conto delle sollecitazioni che entrano in gioco quando una
barca sbatte contro un molo o si arena su un banco di sabbia.
Forse qualcuno tra voi si ricorda delle vittime che
povocò il crollo a Genova non già del viadotto
Morandi, ma della torre di controllo del porto.
Poiché
noi comuni mortali (e semplici marinai della domenica) siamo molto più avvezzi
a guidare una automobile che governare una barca, mi permetto di fare una
piccola considerazione quasi ingegneristica tirando in ballo una grandezza
della fisica di cui ho già parlato: la quantità di moto.
La
quantità di moto è il prodotto della massa di un corpo per la sua velocità.
Una
automobile della massa di 1000 Kg che viaggia a 50 Km/h possiede una quantità
di moto di 1000 x 50 x 1000/3600 = 13.900 Kgm/s.
(la
moltiplicazione per 1000 e la divisione per 3600 servono per passare dai Km/h
ai m/s…roba che hanno imposto quando hanno creato il Sistema Internazionale di
Unità di Misura, ma a noi frega relativamente!)
So
che questo numero dice poco ma teniamolo in considerazione: 13.900 Kgm/s.
Finché
l’ auto viaggia tranquilla la quantità di moto se ne sta altrettanto
tranquilla.
Ma
se quell’ auto si trova di fronte ad un ostacolo e quindi deve fermarsi, o i
freni sono in grado di fermarla prima dell’ ostacolo o avviene l’ urto.
Tutti
noi siamo consapevoli di cosa succede ad un’ auto che vada a sbattere conto un
muro a 50 Km/h con una quantità di moto di 13.900 Kgm/s ....Un macello!
Orbene,
adesso mettiamo quello stesso conducente al timone di una barca di 10 m (massa
circa 5000 Kg) che avanza a 5 nodi e mezzo.
La
velocità in m/s è 5.5 x 1852/3600 = 2.83 m/s, quindi la quantità di moto vale
5000 x 2.83 = 14.150 Kgm/s un po’ superiore a quella dall’ auto.
Domanda:
i danni che potrà fare un muro contro quell’ auto e le persone che ci stanno
dentro sono paragonabili e quelli che potrà fare un molo o uno scoglio contro
quella barca e le persone che ci stanno sopra?
Certo
che sì, anche perché in barca non si è legati al sedile con la cintura di
sicurezza.
Una
persona di 70 Kg a bordo di quella barca, che finisse contro uno scoglio, si
trova a dover fare i conti con una variazione di quantità di moto pari a 70 x
2.83 = 198 Kgm/s che si riduce a zero quasi istantaneamente (diciamo un decimo
di secondo).
Significa
che su quella persona va ad agire un forza di 70 x 2.83 / 0.1 = 1981 N, cioè circa 200 Kg!
Insomma
uno spintone fortissimo in orizzontale che catapulta la persona verso una
qualche parte della barca.
Pensiamo
ora a ciò che succede nella giunzione tra la lama di deriva e lo scafo (dove ci
sono i prigionieri, per intenderci) dove quella stessa improvvisa decelerazione
dovuta all’ urto induce una forza di circa 5000 x 2.83 x 1/10 = 141500 N, vale
a dire poco più di 14 tonnellate!
Circa
la metà (dato che la chiglia ha una massa circa la metà di quella della
totalità della barca) va a scaricarsi sul giunto e sui prigionieri tra chiglia
a scafo: 7 tonnellate in orizzontale…una bella botta, no?
Più
del dislocamento di tutta la barca.
Le
cose vanno un po’ meglio se invece che contro un molo o contro uno scoglio
quella barca finisse su un basso fondale di sabbia: in questo caso ciò che
cambia sostanzialmente è il tempo di arresto, che resta comunque di difficile
valutazione.
Maggiore
è il tempo di arresto, minore è la decelerazione e quindi minore è la forza.
Se
invece che 1/10 di secondo avviene in 3/10 di secondo, la forza diventa un
terzo.
Fatte
queste semplici considerazioni (che più che fisiche sono addirittura
aritmetiche) non so cosa resti da dire se non il fatto che:
le
barche non hanno il freno a mano e nemmeno a disco, né a tamburo;
la
risalita del fondale davanti alla chiglia per fondali sabbiosi attraverso l’
ecoscandaglio non sempre è prevedibile per tempo;
la
presenza di scogli sommersi deve essere trattata con estrema cautela;
l’
equipaggio deve essere allertato a reggersi con convinzione a qualcosa di
solido o a starsene seduto;
la
velocità con cui si manovra approssimandosi alla terra (moli o altri ostacoli)
deve essere sempre la minima necessaria per governare.
Su
quest’ ultimo punto mi permetto di fare una ulteriore precisazione: avvicinarsi
a una banchina di ormeggio alla velocità di 2 Kn è già moltissimo.
E’
una velocità che consente a un unità da diporto di governare assai bene, ma di aver
bisogno di molto spazio per fermarsi….
Anche
1 Kn (circa 0.5 m/s, cioè circa 2 Km/h) è sufficiente per manovrare.
Quindi
le manovre devono essere fatte il più lentamente possibile.
La
rapidità nelle manovre di ormeggio è giustificata solo quando c’è vento o
corrente e si è esposti ad essi, ma in questi casi occorre essere molto abili e
soprattutto avere un equipaggio altrettanto abile e ben istruito.
Poiché
ogni ormeggio è diverso dall’ altro (anche se si tratta sempre di accostarsi allo
stesso pontile le condizioni meteo sono diverse da un giorno all’ altro così
come un tramonto su uno stesso luogo non è mai uguale ad un altro) le
istruzioni da impartire all’ equipaggio devono essere meditate prima,
aggiornate e impartite chiaramente.
Talvolta
in questi anni mi sono trovato ad aver a che fare con situazioni “scabrose” ma,
studiando preventivamente la faccenda e dando istruzioni precise, me la sono
sempre cavata (anche senza elica di prua).
Qualche
rarissima volta mi è capitato di aver fallito la manovra al primo colpo.
Ricordo
una volta di aver preparato cime e parabordi e di aver istruito ben bene l’
equipaggio, come sempre (c’era vento e non c’erano bitte o anelli a terra
presso la banchina), ma di aver fallito ugualmente.
Era
una banchina alla quale bisognava accostarsi, fare scendere una parte dell’
equipaggio affinché tenesse ferma la barca (come se fossero delle bitte umane),
mentre il resto dell’ equipaggio doveva predisporre una cima lunghissima per
andarsi a legare ad un anello molto lontano, sopravvento e irraggiungibile con
la barca a causa del basso fondale.
Al
secondo tentativo invece andò tutto bene.
Come
feci?
Semplice:
la prima volta avevo ordinato di scendere a terra a un mio amico e a mia
moglie, ma quest’ ultima non aveva la forza necessaria a tenere ferma la barca
(una moglie non è adatta a fare da bitta provvisoria).
La
seconda volta semplicemente scambiai persona: al posto di mia moglie scesi a
terra io insieme al mio amico e le mia braccia con le sue riuscirono a fare da
bitte temporanee mentre mia moglie a bordo e poi a terra portava la cima più
lunga per giungere all’ anello.
La
faccenda del freno a mano che manca e del fatto che a bassa velocità si governa
molto limitatamente è ben evidenziata dalla manovra dell’ ingresso e uscita
delle grandi navi dal bacino di San Marco a Venezia: considerato il traffico
enorme che esiste lì (tra parentesi navigarci è un ottima esercitazione per i
neo patentati che vogliono fare pratica, ma di questo parleremo tra qualche
mese) i rimorchiatori sono sempre due: uno a prua che tira e uno a poppa che in
pratica fa da freno e anche da timone.
A
proposito del traffico delle grandi navi in bacino di San Marco c'è un fatto che mi rode dentro da diversi anni...
Chissà quando
- invece che continuare a buttare a mare i nostri soldi col progetto del Mose -
costruiremo finalmente un terminal in mare per le grandi navi e usando barche
più piccole per portare i turisti in città… e chissà quando per le acqua alte -
invece che pensare ai cassoni pneumatici con le cerniere poggiare sul fondo - penseremo
finalmente a una serie di porte vinciane affiancate che hanno le cerniere
verticali che non si insabbiano mai!
Queste non sono certo una novità: è
dal 1500 (anzi a cavallo tra ‘400 e ‘500) che Leonardo le
ha pensate, ed io
(come voi) sono veramente stufo di pagare una parte di tasse per
finanziare dei progetti che mi permetto di considerare delle
scemenze.
Cerniere
orizzontali sul fondo!……Con
la marea che sposta la sabbia sopra di esse per quattro volte al
giorno!....Come se qualcuno si diverstisse a smerigliare con una lima
le cerniere senza mai turni di riposo e senza che esse si muovano: una
solenne baggianata per la quale mi ero già sfogato con i miei
amici e famigliari una decina di anni
fa.
Che poi, considerato
che il fenomeno delle “acque alte” si verifica a Venezia
solo per qualche ora e
solo due/ tre volte l’ anno con la concomitanza di depressione
barica, vento
di scirocco e luna in sigize (allineamento tra sole luna e terra),
tanto valeva risolvere il problema eliminando le cause.
Per esempio basta
progettare un freno a mano per rallentare la terra quando spira
scirocco...
Il freno a mano trattiene la terra nella sua rotazione per
qualche ora così la marea si blocca finché il vento di
scirocco
non si è calmato; poi ad un comando dell'
U.T.R.A.P.A.L.V.S.L.A.A. (Ufficio Tutela e Rinascita delle Aree
Portuali e delle Acque Lagunari Venete e delle Sponde e Litorali
dell' Alto Adriatico, riuscite ad immaginare quante gente ci lavora?), il
freno
a mano viene sbloccato e la terra riprende la sua rotazione con le
maree che le vanno dietro...
…Una
idea eccezionale !
Ve
ne do un' altra.
Un mega fotovoltaico in Sicilia che fornisce
energia elettrica per fare funzionare un grande frigorifero tra la
foce del Po e la punta dell' Istria: il mare ghiaccia e forma una
ecobarriera all' onda di marea e alle onde di scirocco... Poi, al
solito comando dell' U.T.R.A.P.A.L.V.S.L.A.A., il frigo viene spento, la barriera ghiacciata si fonde e tutto torna come prima...
...Un' altra idea eccezionale !
Che dire ancora?
Protezione dalle acque alte, ferrovie ad alta velocità,
manutenzione di viadotti e ponti, scuole antisismiche sono tutti
lavori da fare.
Ma pensiamo di farli per far lavorare
sempre i soliti tecnici e le solite imprese con i soliti risultati
?
Buon Natale, o naviganti, ci hanno detto che cambierà....
...io come voi passo e resto in ascolto
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